{"id":1135,"date":"2017-10-06T10:00:56","date_gmt":"2017-10-06T08:00:56","guid":{"rendered":"http:\/\/www.underwatertales.net\/?p=1135"},"modified":"2025-02-19T15:24:39","modified_gmt":"2025-02-19T14:24:39","slug":"l-innovazione-passa-dai-clienti","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.underwatertales.net\/2017\/10\/06\/l-innovazione-passa-dai-clienti\/","title":{"rendered":"L’innovazione passa dai clienti"},"content":{"rendered":"
Ci sono appuntamenti con la storia che se vengono mancati possono cambiare le sorti di qualcuno in maniera tragica.<\/p><\/blockquote>\n
Steve Sasson era un giovane ingegnere della Kodak che nel 1975 invent\u00f2 un oggetto che avrebbe potuto cambiare la storia, sua e dell\u2019azienda per cui lavorava.
\nSolo che la storia non cambi\u00f2, o meglio non cambi\u00f2 grazie a lui e nemmeno grazie a Kodak.<\/p>\n<\/p>\n
Sasson infatti realizz\u00f2 il primo prototipo di macchina fotografica digitale. Pesava 3,6 chilogrammi, aveva una risoluzione bassissima e ci voleva un minuto tra registrazione e visualizzazione su schermo.
\nIl giovane ingegnere era per\u00f2 convinto che, se l\u2019azienda avesse investito le giuste risorse, sarebbe riuscito a migliorare notevolmente caratteristiche e performance del suo prodotto.<\/p>\n<\/a>
Steve Sasson con la sua macchina fotografica digitale<\/figcaption><\/figure>\n Purtroppo nessuno dei vertici dell\u2019azienda fu convinto della bont\u00e0 dell\u2019invenzione al punto che dovette continuare la sua ricerca con pochi mezzi a disposizione.
\nAddirittura il consiglio di amministrazione gli permise di continuare a lavorare in segreto al suo progetto ma pretese che non venisse mai divulgato nulla. Invest\u00ec 500 milioni di dollari per sviluppare, progettare e presentare sul mercato Advantix, una macchina fotografica che sfruttava il digitale per la preview delle foto, prima di imprimerle sul rullino.<\/p>\nKodak ai tempi produceva rullini analogici, era la pi\u00f9 grande azienda al mondo del settore, aveva 145.000 dipendenti e fatturava 16 miliardi di dollari. Tutto il suo business si basava sul rullino. Negli Stati Uniti chiunque fotografasse lo faceva utilizzando rullini della Kodak ed in tutto il resto del mondo la loro quota di mercato era altissima.
\nQuindi per affrontare l\u2019era del digitale, che stava inesorabilmente arrivando, si limitarono a fare innovazione di prodotto utilizzando l\u2019innovazione (il digitale) a servizio del prodotto stesso (il rullino)<\/p>\n<\/a>
Il logo della Kodak<\/figcaption><\/figure>\n Nel 1981 Sony introdusse sul mercato la prima macchina digitale e negli anni a venire anche gli altri competitor presentarono il loro prodotto. Oggi l\u201980% delle fotografie vengono scattate direttamente dal cellulare.
\nKodak si accontent\u00f2 di vendere il brevetto Sasson, incamerando qualche miliardo di dollari, che non la salv\u00f2 dalla bancarotta, dichiarata ufficialmente, dopo una lunga e lenta agonia, nel 2012.<\/p>\nIl management di questo colosso americano degli anni \u201970 commise l\u2019errore di decidere di guardare all\u2019interno dell\u2019azienda anzich\u00e9 prestare attenzione all\u2019esterno. Preferirono concentrarsi sul proprio business, che al tempo era molto redditizio, piuttosto che ascoltare le voci del mercato e dei consumatori.<\/p>\n
Oggi le aziende che vogliono evitare insuccessi simili dovrebbero lavorare sul proprio modello di business cos\u00ec da sviluppare un\u2019attenzione pi\u00f9 specifica verso chi sono i loro clienti e che cosa desiderano.<\/p>\n
Il mondo della subacquea, le aziende produttrici, le agenzie didattiche ed anche i singoli centri possono imparare qualcosa da questa storia.<\/p>\n
SSI pu\u00f2 essere un buon esempio.
\nSSI<\/a> nel 2015 decise di investire parecchi milioni di Euro per realizzare una grande piattaforma, utilizzabile dai centri autorizzati e dai loro professionisti, al cui interno fosse racchiuso sia il materiale formativo che quello commerciale, l\u2019anagrafica ed il censimento di tutti i subacquei e la registrazione delle certificazioni.
\nIn questo modo colm\u00f2 il gap con PADI<\/a>, il suo principale competitor, che a sua volta aveva gi\u00e0 innovato seguendo le richieste del mercato e le esigenze dei propri istruttori professionisti.<\/p>\n<\/a>
Il logo SSI Scuba Schools International<\/figcaption><\/figure>\n Il reale obiettivo non era quello di copiare il modello di PADI ma quello di realizzare un canale di comunicazione che facilitasse l\u2019interazione tra e con tutti i suoi utenti; i subacquei, gli istruttori, gli allievi, i diving center e l\u2019azienda.
\nViviamo in un mondo dove la tecnologia digitale sta riducendo le distanze ed accorciando i tempi, dove l\u2019utilizzo degli smartphone e dei tablet aumentano l\u2019efficienza e la produttivit\u00e0. Tutto ruota e si sviluppa attorno alle app.
\nSSI ne ha sviluppata una che funziona su entrambi i sistemi operativi pi\u00f9 utilizzati dai consumatori, tramite cui l\u2019allievo si registra e riceve tutto il kit didattico relativo al corso al quale si \u00e8 iscritto. Potr\u00e0 studiare, fare il ripasso delle conoscenze e guardare i video relativi alle sessioni pratiche che svolger\u00e0. Il suo istruttore, tramite la piattaforma, potr\u00e0 monitorare il processo di apprendimento del suo corsista e pianificare gli incontri didattici teorici e pratici.
\nTramite l\u2019app<\/a>, il subacqueo SSI ricever\u00e0 e terr\u00e0 in memoria la sua certificazione digitale che potr\u00e0 agevolmente presentare presso i diving center di tutto il mondo quando andr\u00e0 ad immergersi.
\nPotr\u00e0 inoltre utilizzare il suo personale logbook digitale ed avr\u00e0 sempre in archivio tutti i manuali, aggiornati, dei corsi che ha frequentato.<\/p>\n\n\t\t\t