{"id":10518,"date":"2023-03-06T07:00:00","date_gmt":"2023-03-06T06:00:00","guid":{"rendered":"https:\/\/www.underwatertales.net\/?p=10518"},"modified":"2025-02-19T14:59:38","modified_gmt":"2025-02-19T13:59:38","slug":"la-gestione-del-rischio-nella-pratica-subacquea%ef%bf%bc%ef%bf%bc","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.underwatertales.net\/2023\/03\/06\/la-gestione-del-rischio-nella-pratica-subacquea%ef%bf%bc%ef%bf%bc\/","title":{"rendered":"La gestione del rischio nella pratica subacquea\ufffc\ufffc"},"content":{"rendered":"\n
La gestione del rischio nella pratica subacquea: errare humanum est. Anche i subacquei pi\u00f9 bravi sbagliano. Come saper gestire i rischi. Un focus sugli human factors<\/strong>.<\/p><\/blockquote>\n\n\n\n
Nel mondo delle immersioni subacquee c’\u00e8 una crescente attenzione ai cosiddetti fattori umani<\/em> e alle soft skills<\/em>. \u00c8 una tendenza abbastanza recente, in gran parte guidata da Gareth Lock<\/strong>, fondatore del sistema descritto in www.thehumandiver.com<\/a> .<\/p>\n\n\n\n
In Italia, la portavoce di questa nuovo corrente di pensiero<\/a>, nella gestione del rischio nella pratica subacquea, \u00e8 Beatrice Rivoira<\/a>.<\/p>\n\n\n\n
Forse vi starete chiedendo cosa siano i fattori umani e le soft skills<\/em>, dal momento che non sono argomenti di cui si parla tutti i giorni.<\/p>\n\n\n\n
Prima di chiarire questi termini, vorrei innanzitutto evidenziare ci\u00f2 che non sono. <\/p>\n\n\n\n
Non sono qualifiche subacquee. Non vi porteranno in profondit\u00e0 e nemmeno vi insegneranno a usare una nuova attrezzatura o tecnica. E non sono nemmeno certificazioni n\u00e9 riconoscimenti. Anche se, a parere mio, lo potrebbero diventare\u2026.<\/p>\n\n\n\n
In realt\u00e0, le soft skills mirano a migliorare il processo decisionale, attraverso una buona consapevolezza della situazione<\/strong>, la giusta comunicazione, il lavoro di squadra e la leadership. In altre parole, tutti i fattori umani che ci mantengono sicuri durante le attivit\u00e0 cosiddette a rischio. <\/strong><\/p>\n\n\n
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C\u2019erano troppe cose da ricordare anche per i piloti pi\u00f9 bravi al mondo<\/h3>\n\n\n\n
Fu l’industria aeronautica<\/strong> ad essere determinante nello sviluppo di questi concetti dopo l\u2019incidente aereo del Boeing B-17<\/strong> nel 1935.<\/strong> Un incidente gravissimo avvenuto per uno sbaglio che, con il senno del poi, appare quasi banale.<\/p>\n\n\n\n
A causa di una dimenticanza del comandante, considerato il migliore di tutta l\u2019U.S AIR FORCE<\/strong>, l\u2019aereo precipit\u00f2 poco dopo il decollo. <\/p>\n\n\n
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Fu a partire da quel giorno che vennero istituite le checklist<\/strong>. La commissione d\u2019inchiesta le rese obbligatorie, per fare in modo che prima di ogni decollo si verificasse con precisione di aver eseguito tutte le attivit\u00e0 e i passaggi fondamentali per il volo.<\/p>\n\n\n\n
Questi controlli antecedenti al decollo sono elementi essenziali della sicurezza che contribuiscono a garantire l\u2019incolumit\u00e0 dei passeggeri e dell’equipaggio, in un ambiente ad alto rischio.<\/p>\n\n\n\n
Per\u00f2, tra i subacquei, pochi lavorano nel settore dell\u2019aviazione, quindi, perch\u00e9 dovrebbero interessarsi del concetto di Human Factor?<\/p>\n\n\n\n
Probabilmente la ragione pi\u00f9 importante \u00e8 che vogliamo sfruttare al meglio questo meraviglioso sport, essendo sicuri di tornare a casa sani e salvi.<\/p>\n\n\n\n
Vediamo quindi le ragioni per cui a volte qualcosa va storto.<\/p>\n\n\n\n
La subacquea integra diversi elementi<\/strong>. I principali sono: gli individui, l\u2019attrezzatura, le regole e la consapevolezza dell\u2019ambiente. Occorre mantenere sempre uno sguardo globale su di essi poich\u00e9 l\u2019attivit\u00e0 subacquea rimane imprescindibilmente sotto il controllo e la responsabilit\u00e0 di chi la pratica.<\/p>\n\n\n\n
Il concetto di Human Factor<\/strong> (fattore umano) rientra nello studio dei comportamenti umani in un dato ambiente esterno. Riguarda i meccanismi tra la percezione del contesto circostante e le reazioni, coscienti o no, che ne derivano.<\/p>\n\n\n\n
Ma soprattutto, il termine Human Factor<\/strong> abbraccia lo studio delle ragioni per cui si arriva a commettere un errore che fa scattare l\u2019incidente durante un\u2019immersione.<\/p>\n\n\n
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Spesso, l\u2019analisi degli incidenti subacquei chiama in causa la persona del subacqueo stesso. Il quale viene perci\u00f2 considerato l\u2019elemento di insicurezza ovvero l\u2019anello debole del sistema.<\/p>\n\n\n\n
ll punto nodale: l’errore<\/h3>\n\n\n\n
Anche se pu\u00f2 risultare difficile da accettare, ciascuno di noi commette da 3 a 6 errori all\u2019ora. Per fortuna, la maggiore parte di essi non provocano un incidente. <\/p>\n\n\n
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Inoltre, alcuni studi di psicologia cognitiva hanno evidenziato che l\u2019essere umano non pu\u00f2 compiere simultaneamente pi\u00f9 di 6 azioni senza che sorga un sovraccarico cognitivo generatore di stress e quindi dell\u2019indebolimento della nostra lucidit\u00e0.<\/p>\n\n\n\n
Due sono le tipologie di errore: esistono errori endogeni<\/strong> (proprie all\u2019individuo) ed errori esogeni<\/strong> come l\u2019ambiente, l\u2019attrezzatura e anche la compagnia.<\/p>\n\n\n\n
In un primo momento si \u00e8 pensato di raggiungere il livello dell\u2019\u201derrore zero<\/strong>\u201d attraverso alti livelli di formazione. Tuttavia, ci si \u00e8 presto accorti che la presenza di fattori estrinsechi, come altri subacquei, elementi atmosferici del tutto inaspettati o ancora l\u2019inevitabile caso fortuito<\/strong>, intralciano tale obbiettivo. <\/p>\n\n\n\n
Pertanto, ci si \u00e8 concentrati sulla gestione dell\u2019errore piuttosto che sulla sua impossibile totale eradicazione. <\/p>\n\n\n\n
Di fatto, l\u2019analisi delle situazioni concrete ha evidenziato che l\u2019errore va oltre la preparazione tecnica e l\u2019esperienza e ricorre ad elementi estrinsechi che portano il subacqueo sotto la loro influenza<\/strong> e perci\u00f2 fuori del loro buon senso abituale<\/strong>. Sotto l\u2019influsso di questi parametri esterni<\/strong> si fa presto ad oltrepassare i nostri limiti.<\/p>\n\n\n\n
Il modello groviera <\/h3>\n\n\n\n
Tale fenomeno si spiega grazie al modello di Reason<\/strong> proposto dal professor James Reason<\/strong> dell’Universit\u00e0 di Manchester. Aiuta a capire perch\u00e9 gli incidenti accadono, mettendo in evidenza la complessit\u00e0 delle relazioni di causa ed effetto<\/strong>. <\/p>\n\n\n\n
Questo modello va oltre le circostanze immediate dell’incidente ed esamina da vicino le condizioni che hanno portato all’evento.<\/p>\n\n\n
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Il modello creato da Reason chiamato Swiss cheese model<\/strong> individua i nostri paletti di protezione e le nostre barriere di sicurezza quali “fette” di formaggio svizzero con “buchi” che simboleggiano le lacune nella successione causale.<\/p>\n\n\n\n
La maggior parte degli incidenti \u00e8 la conseguenza di una successione di eventi e\/o comportamenti che portano ad un esito fatale. Se si elimina un elemento dalla catena degli errori<\/em>, nella peggiore delle ipotesi non cambia molto. Nella migliore si pu\u00f2 evitare l’incidente il quale non avviene improvvisamente, bens\u00ec dopo un susseguirsi di fatti, azioni e circostanze. <\/p>\n\n\n\n
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Potrebbe sembrare banale, ma il primo passo da fare al fine di interrompere questa catena \u00e8 accettare che possiamo tutti fare errori! Poich\u00e9 sono troppo numerosi e disparati, la maggior parte di essi rimane imprevedibile.<\/p>\n\n\n\n
Si pu\u00f2 trattare di un briefing un po’ superficiale, un\u2019omissione nei controlli pre-immersione, fattori esterni (profondit\u00e0, corrente, freddo, buio\u2026), situazione di disagio e stress pregresse o sorte durante l\u2019attivit\u00e0.<\/p>\n\n\n\n
Lo diceva Carl Gustav Jung<\/strong>: \u201cLa gente potrebbe imparare tanto dai propri errori se non fosse cos\u00ec occupata a negarli.\u201d<\/em><\/p>\n\n\n\n
Situation awareness: l\u2019anticamera del processo decisionale <\/h3>\n\n\n\n
Per conseguire l\u2019obiettivo auspicato bisogna raggiungere un livello sufficiente di consapevolezza della situazione<\/strong><\/em>. Perch\u00e9 88% degli incidenti gravi in qualsiasi ambito sono dovuti al disconoscimento della stessa.<\/p>\n\n\n\n
Secondo il modello definito da Mica R. Endsley<\/strong> (Toward a Theory of Situation Awareness in Dynamic Systems, Human Factors and Ergonomics Society, 1995), la fase iniziale dell\u2019analisi di una situazione consiste nella percezione dell’ambiente attraverso i 5 sensi. Le informazioni cos\u00ec ricevute vengono poi comprese e proiettate in un momento futuro. <\/p>\n\n\n\n
La successione di tre fasi, percezione, comprensione e proiezione<\/strong>, <\/strong>costituisce la consapevolezza situazionale. Si tratta quindi di un processo dinamico che ha origine in un dato ambiente, nel quale gli elementi vengono sottoposti al processo cognitivo e di cui si determina la probabile evoluzione. Queste informazioni alimentano il nostro processo decisionale, che guida le nostre azioni.<\/p>\n\n\n
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Essere consapevoli di avere dei limiti nella percezione, nella comprensione o nella proiezione nel futuro, \u00e8 essenziale per generare strategie. Che permettano di recuperare un livello soddisfacente di consapevolezza della situazione.<\/p>\n\n\n\n
La gestione del rischio nella pratica subacquea: qual \u00e8 il peggior nemico della consapevolezza della situazione<\/strong>?<\/h3>\n\n\n\n
Non sono i fattori ambientali, una preparazione pratica e teorica un po’ superficiale, la mancanza di umilt\u00e0, l\u2019autocompiacimento oppure la troppa fiducia nella propria attrezzatura, bens\u00ec la standardizzazione della devianza<\/em><\/strong>.<\/em><\/p>\n\n\n
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Mi spiego meglio.<\/p>\n\n\n\n
La normalizzazione sociale della devianza <\/strong>significa che le persone in un determinato contesto sociale professionale, dilettantistico o familiare si abituano cos\u00ec tanto al comportamento deviante che non lo considerano pi\u00f9 tale. Nonostante vada ben oltre le regole di sicurezza di base.<\/p>\n\n\n\n
L’ignoranza di ci\u00f2 che sta accadendo \u00e8 di tipo organizzativo<\/strong> cos\u00ec impedisce qualsiasi tentativo di fermare il danno che si sta verificando.<\/p>\n\n\n\n
L’organizzazione non pu\u00f2 incolpare l’individuo deviante<\/strong>, il quale ha quindi un motivo valido per aggirare le regole. Perci\u00f2, la rettifica delle regole devianti deve essere effettuata dal gruppo nella sua interezza andando incontro ad argomenti di questo tipo: \u201cle regole sono stupide e inefficaci, non mi permettono di raggiungere il mio obiettivo” oppure “ma io, le regole le applico\u2026!\u201d<\/p>\n\n\n\n
Quando si raggiunge la standardizzazione alcuni non sanno nemmeno che esiste una regola o uno standard idoneo!<\/p>\n\n\n\n
La gestione del rischio nella pratica subacquea: meglio prevenire che guarire<\/h3>\n\n\n\n
Ges\u00f9 sul Monte degli Ulivi disse: \u201cchi di voi \u00e8 senza peccato, scagli la prima pietra\u201d\u2026<\/p>\n\n\n\n
Ebbene, quale subacqueo non ha mai superato la data di scadenza della manutenzione della propria attrezzatura? Oppure dimenticato di controllare la scorta di gas prima o durante l\u2019immersione? Di effettuare i controlli pre-immersione con il buddy, di seguire alla lettera la checklist del CCR? Oppure ha negato di avere esagerato ad una festa la sera prima o di avere un malessere pur di andare in acqua?<\/p>\n\n\n\n
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Pu\u00f2 capitare un incidente percepito come una piccola seccatura, ad esempio una maschera che perde la quale finir\u00e0 in fondo al borsone fino all’immersione successiva. Sperando che la prossima volta vada meglio. <\/p>\n\n\n\n
Ma se si tratta di un erogatore o di una frusta che perde? Abbiamo veramente preso il tempo di fare un debriefing per saperne di pi\u00f9 o hanno fatto la stessa fine della maschera? Dopo tutto, erano solo piccole bolle…<\/p>\n\n\n\n
Sappiamo tutti che non dovremmo immergerci con un’attrezzatura difettosa, ma essendo umani, spesso razionalizziamo una situazione in base al suo risultato: “Ho fatto un’immersione con una perdita al primo stadio, ma \u00e8 andato tutto bene”. <\/p>\n\n\n\n
In tale caso, abbiamo appena superato il primo limite di sicurezza, ma ci sentiamo ancora al sicuro e decidiamo quindi di immergerci di nuovo con quel primo stadio. Il nostro cervello ha spostato il limite di sicurezza da “mai immergersi con un’attrezzatura difettosa” a “\u00e8 accettabile immergersi con un’attrezzatura leggermente difettosa”. <\/p>\n\n\n\n
Questo pu\u00f2 continuare fino a quando il primo stadio non si rompe sott’acqua e provoca un incidente molto pi\u00f9 grave. <\/p>\n\n\n\n
La gestione del rischio nella pratica subacquea: errare humanum est<\/h3>\n\n\n\n
Siamo umani e tutti commettiamo errori. <\/p>\n\n\n
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La chiave per una vita lunga e felice come subacquei \u00e8 imparare a sbagliare in sicurezza.<\/strong><\/p>\n\n\n\n
Pertanto, se dovesse succedere un problema, 3 sono i passi da seguire<\/strong>:<\/p>\n\n\n\n
-Problem solving<\/em><\/strong>:<\/em> Fermarsi e osservare intorno <\/strong>senza trascurare quello che sta pi\u00f9 distante. Riflettere<\/strong>evitando la pessima tendenza a confortarsi nelle nostre scelte affrettate, le quali ci spingono a sottovalutare la situazione. <\/p>\n\n\n\n
La prima idea che ci viene in mente \u00e8 quasi sempre quella sbagliata.<\/p>\n\n\n\n
–Think!:<\/strong> Analizzare<\/strong> la situazione stimando le possibili conseguenze, identificare<\/strong> le potenziali soluzioni e scegliere<\/strong> quella pi\u00f9 idonea secondo la situazione.<\/p>\n\n\n\n
–Do it!:<\/strong> Applicare la propria scelta presa con consapevolezza poich\u00e9 \u00e8 apparsa come la soluzione migliore dopo tutto il processo decisionale.<\/p>\n\n\n\n
Ricordiamo che la sicurezza deve essere il nostro punto fermo: \u00e8 meglio peccare per eccesso che per difetto!<\/p>\n\n\n\n
Divertitevi ma soprattutto siate prudenti<\/p>\n\n\n\n
Buon blu a tutti.<\/p>\n\n\n
\nCredit: Fernando Scalici<\/figcaption><\/figure><\/div>\n\n\n Fonti:<\/p>\n\n\n\n
https:\/\/medical.ffessm.f<\/a><\/p>\n\n\n\n
https:\/\/www.thehumandiver.com<\/a><\/p>\n\n\n\n
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