Il subacqueo consapevole deve riconoscere i rischi che il suo impatto può avere nei confronti dell’habitat marino. Alcune ricerche ce lo dimostrano. Cosa fare? La mia partecipazione a Horizon Expedition Eagle Ray a Marettimo può essere un esempio.
La vita sott’acqua è delicata e preziosa
Il mare ha molte sfaccettature. È un luogo di vita per molte specie animali e vegetali, una risorsa economica per le persone, ma anche un luogo di svago.
Purtroppo, troppe specie mediterranee sono in pericolo a causa dell’inquinamento, dello sfruttamento irrazionale delle risorse e del cambiamento climatico.
Il mare segna indubbiamente l’identità degli abitanti delle zone costiere, spesso legata alla loro tradizione e al loro paesaggio marittimo. A volte tale prossimità fa perdere l’importanza della cura del proprio territorio. Ma una cosa è certa: nessuno vuole vedere il mare danneggiato, alcune specie scomparire o i rifiuti galleggiare per decenni.
Il subacqueo consapevole deve riconoscere questi rischi.
Le specie a rischio
Tra le specie a rischio vi sono, ad esempio, la foca monaca, la pinna nobilis e la tartaruga Caretta Caretta. Oltre ad una caccia spietata alle specie protette a livello internazionale, tra le minacce più evidenti ci sono anche la cattura accidentale nelle reti da pesca abbandonate, l’inquinamento da plastica e da altre sostanze inquinanti.
La Posidonia oceanica
E non si può fare a meno di ricordare le problematiche della Posidonia Oceanica, specie endemica del Mediterraneo. È a rischio a causa dell’aumento della presenza dell’uomo sulla fascia costiera, l’ancoraggio selvaggio, il riscaldamento delle acque, l’inquinamento marino, la pesca a strascico, e di tutte quelle cause antropiche che vanno ad alterare i fondali marini.
“Cinquant’anni fa, il Commandante Cousteau aveva evidenziato al mondo intero la fragilità del mondo subacqueo. È stato tra i primi a segnalare il declino della salute degli oceani e ha dedicato loro tutta la sua vita, esplorando i fondali marini con la sua nave scientifica Calypso. Oggi, molte delle sue profezie si sono rivelate vere.”
Il subacqueo responsabile e le responsabilità del subacqueo
Solleviamo un tasto che potrebbe risultare dolente per alcuni di noi subacquei. Ma credo sia controproducente indossare paraocchi, mantenendosi nella passività, piuttosto che affrontare la realtà.
Non svelerò un segreto accennando alcuni dati in relazione all’impatto della subacquea sull’ambiente. Sono però convinta che unendo le forze, si potrà arrivare ad alcuni compromessi, accettabili per tutti. E a soluzioni valide!
L’impatto del subacqueo
L’impatto del subacqueo sull’ambiente marino dipende essenzialmente dall’entità della frequentazione, dalla vulnerabilità di specie e habitat presenti e, soprattutto, dalla coscienza ambientale del singolo subacqueo.
Da uno studio interessante, condotto nel Parco Marino della Grande Barriera Corallina Australiana, è stato evidenziato l’impatto delle diverse tipologie di subacquei.
I risultati hanno dimostrato che la maggior parte dei danni sono causati dal movimento delle pinne, da subacquei di sesso maschile e che la frequenza dei danneggiamenti è maggiore nei primi dieci minuti di immersione.
I subacquei dotati di apparecchiatura fotografica causano danni maggiori di quelli senza.
I subacquei maschi tendono ad essere più “avventurosi” e a seguire meno le istruzioni date loro nel briefing. Le donne subacquee tendono ad essere più attente a non venire in contatto con gli organismi presenti, ad usare più le mani piuttosto che le pinne per sorreggersi.
Alcune idee
Il turismo subacqueo di massa, quando raggiunge concentrazioni troppo elevate, provoca un reale degrado. Occorre applicare il Principio di Solidarietà Ecologica che consacra l’importanza dei legami tra tutela ambientale e attività umane su un determinato territorio. Al fine di garantire la continuità sia della biodiversità che delle attività legate al mare.
Pertanto, prima dell’immersione, è fondamentale dare precise indicazioni di comportamento ai subacquei. Mettendoli in condizioni di poter regolare il loro assetto senza causare danni, né durante la discesa né durante il tempo di fondo.
Appare quindi corretto pretendere da un subacqueo consapevole un comportamento responsabile attraverso la valorizzazione e la condivisione delle conoscenze. Instaurando procedure sistematiche nella fase di formazione e di pratica. O promuovendo, all’interno dei diving center e delle scuole azioni di educazione ambientale e di monitoraggio.
Insomma, le idee non mancano e il subacqueo consapevole potrebbe sfruttare le giornate di freddo invernale dedicando un po’ di tempo ad alcune attività didattiche. Che contribuiscano alla conservazione dei siti naturali che frequentiamo abitualmente.
Horizon Expedition Eagle Ray Marettimo
In qualità di subacqueo responsabile e poco invasivo ho partecipato allo studio sull’aggregazione delle Aquile di Mare di Marettimo.
Aiutati dai nostri silenziosi SCR Mares Horizon, io e i miei compagni, siamo rimasti compatti e vicini alle pareti senza usare nessun genere di illuminazione.
I nostri comportamenti modello ci hanno permesso di aggregarci a loro.
Poterle vedere girare intorno a noi, in gruppetti più o meno numerosi, come se fossimo ospiti graditi, è stato veramente emozionante! Un momento di grazia, di fronte a tanta eleganza e bellezza.
Sentirsi parte di quest’ambiente acquatico, entrare in sintonia con i suoi abitanti è un’esperienza unica che auguro di vivere a tutti quelli che ne hanno il desiderio.
Ma tutto ciò rimane possibile soltanto se abbiamo la consapevolezza dei fragili equilibri degli habitat marini. E se mettiamo in atto atteggiamenti rispettosi di essi ogni qualvolta indossiamo mute, maschere e pinne!
La sinergia emersa all’interno di un gruppo eterogeno, affiatato e animato dalla stessa determinazione ha rinforzato indubbiamente i legami con i miei compagni di viaggio.
La subacquea consapevole e responsabile è Aggregazione!
Non mi resta che ringraziare, con grande affetto, ciascuno di loro ed aspettare la prossima Horizon Expedition!
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