Area Marina Protetta di Portofino: un lunedì mattina

Area Marina Protetta di Portofino: un lunedì mattina, in un posto, sotto la superficie del mare, che molti anni fa ha deciso di indossare il vestito della festa. 

Un posto che di per sé era già bello, di quelli che si vedeva che aveva grandi potenzialità. Un’oasi rocciosa di particolare importanza biologica ed ambientale, insomma quello che oggi si definisce un “hot spot” della biodiversità del Mediterraneo.

Area Marina Protetta di Portofino

L’istituzione dell’Area Marina Protetta

Le istituzioni furono attente a comprendere queste potenzialità e più di vent’anni fa decisero di tutelarlo, forse con l’intento di farlo diventare una delle mete subacquee più scenografiche e vitali. E gli effetti positivi del regime di protezione sono stati, per molto tempo, straordinariamente evidenti, al punto di dare origine ad uno dei posti più visitati sott’acqua in tutta Europa, dopo le Isole Medas in Spagna ed il Parco Nazionale di Port Cros in Francia.

L’istituzione dell’Area Marina Protetta ed il ciclo economico favorevole permisero a questa zona di assurgere al ruolo incontrastato di capitale della subacquea italiana. Sciami di subacquei arrivavano dalle grandi città dalle loro periferie, ma anche dalle montagne dalle campagne, per invadere i diving center del luogo. I gommoni pieni in ogni ordine di posto e di spazio partivano a breve distanza l’uno dall’altro per raggiungere le boe che da poco tempo delimitavano le zone di immersione.  

Vent’anni di subacquea

In vent’anni qui si sono immersi migliaia di subacquei, con il loro chiasso, con il loro assetto deprecabile, con le loro pinne che sollevavano sabbia e scontravano gorgonie in pieno sviluppo e madrepore tenacemente aggrappate alle pareti. Subacquei che si avventavano con foga e curiosità sui pesci che lentamente iniziavano a ripopolare queste acque, subacquei che con le potenti luci delle loro torce e con i flash delle loro macchine fotografiche letteralmente cuocevano i poveri nudibranchi che dondolavano innocentemente sugli idrozoi al ritmo della corrente marina.

Ma nonostante queste presenze fortemente invasive, fastidiose ed in certi casi distruttive, in questi vent’anni le gorgonie sono riuscite a crescere alte e rigogliose mentre i piccoli e timidi rami di corallo rosso pian piano hanno ripopolato molti anfratti delle pareti rocciose. Le cernie, poi, hanno colonizzato ogni masso e riempito ogni tana. Hanno addirittura smesso di temere l’uomo ed hanno cominciato ad avvicinarsi a lui, familiarizzando con questi strani, colorati e rumorosi frequentatori degli abissi. Oggi questo ambiente è reso vivo e vissuto dai dentici, dalle orate e dalle corvine, che qui non sono timide, non si nascondono; perché non temono i fucili.

Area Marina Protetta di Portofino

I barracuda e la tropicalizzazione

Poi sono arrivati pure i barracuda. Sono tanti, nuotano in gruppo e tu puoi stare vicino a loro, addirittura a mezz’acqua, nuotando avanti ed indietro, magari facendo trasportare un po’ dalla corrente. Ci puoi passare in mezzo, infilarti nel banco e provare l’ebbrezza di sentirti uno di loro, seguendo il loro flusso, girandogli insieme, nel vortice che creano.

Però mi si dice che i barracuda non sono un bel segnale. Sono pesci tropicali e la loro presenza, sempre più massiccia, vuol dire che la temperatura media dell’acqua si sta lentamente surriscaldando. E forse questa potrebbe essere la causa del lento peggioramento delle condizioni di alcune gorgonie, particolarmente in determinati siti di immersione. È un po’ come se il Niño fosse arrivato anche qui. 

Area Marina Protetta di Portofino

Un lunedì mattina, in un posto dove ci sono più pescatori che subacquei

Ma oggi è un normalissimo lunedì mattina di dicembre e, oggi, in questo posto ci sono molti più pescatori che subacquei. Ci sono le reti da pesca e le lenze abbandonate. Una barca con a bordo una decina subacquei si muove zizzagando tra natanti dai quali si ergono verso il cielo lunghe canne da pesca. Di sicuro non ci sono le motovedette di chi dovrebbe vigilare. 

L’imbarcazione dei subacquei ormeggia alla boa che segnala il punto di immersione da loro prescelto. Il loro barcaiolo è spesso costretto a segnalare, sbracciandosi, fischiando ed a volte urlando, la presenza dei sommozzatori a tutte le altre barche che passano, del tutto ignare di ciò che accade, o peggio di ciò che potrebbe accadere.

Ma la natura è più forte. Più forte delle pinnate dei subacquei e più forte delle reti pescatori che sradicano tutto ciò che trovano sul fondale o delle lenze che perdono e che strozzano le gorgonie. 

E quindi, in un normale lunedì mattina, in un’Area Marina Protetta dove ci sono meno subacquei che pescatori ti immergi e vedi tutto questo.

Perché questa è l’Area Marina Protetta di Portofino, un posto sommerso che un giorno ha deciso di mettere l’abito da festa e da quel giorno non lo ha più tolto…

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