Racconti di immersioni sulla Bettolina di Sestri. Da prua a poppa, attraverso la grande ruota raggiata. Le cucine, il posto dove il tempo si è fermato, gli alloggi ed il timone, che funziona ancora.
Riassunto delle puntate precedenti
“La flotta sul fondo” è il libro che Claudio Grazioli ha scritto per aiutarci a conoscere i relitti di Sestri Levante e la loro storia. Grazie a lui abbiamo ripercorso la storia della Bettolina Jörn ed il racconto romanzato del suo terribile affondamento.
L’immersione sulla Bettolina di Sestri
Quella telefonata di Jin
Almeno un mese fa, in un bellissimo pomeriggio di inizio autunno, ho ricevuto una telefonata. Dall’altra parte del ricevitore c’era Gianluca Recita, Jin per i suoi amici subacquei. Fa parte di un grosso club subacqueo ed insieme ai suoi soci voleva organizzare due serate in diretta Facebook per far conoscere ai loro associati due dei relitti che giacciono nella baia di Sestri Levante: la Bettolina Jörn ed il Cargo Armato.
La sua idea era nata dopo aver letto il libro di Claudio e, nella telefonata, mi chiedeva se fosse stato possibile coinvolgerlo nelle due serate.
Ovviamente Claudio non vede l’ora di poter condividere con altri appassionati le sue scoperte e le sue idee e quindi accettò con estremo piacere l’invito per queste due serate e anche per la successiva giornata dedicata alle immersioni su questi due relitti.
Appuntamento per il 27 novembre
L’organizzazione prevedeva quindi una giornata da dedicare alle immersioni sul Cargo Armato e sulla Bettolina di Sestri. Claudio Grazioli sarebbe stato l’animatore ed il cicerone mentre il Massub Diving Portofino di Lavagna il diving di appoggio.
Ma nessuno può farci nulla contro Giove Pluvio. Questo è di solito il periodo delle piogge e la settimana che precedeva l’appuntamento è stata davvero funesta.
Pioggia, vento e mareggiate hanno consigliato il diving center di rinviare l’evento, con buona pace di una trentina di subacquei che stavano già lustrando gli erogatori ed i bi bombola per l’occasione.
Dall’album dei ricordi
E allora attingo dall’album dei ricordi e dall’immancabile racconto che Claudio ha inserito nel suo libro.
Di immersioni sulla Bettolina ne ricordo un paio, in particolare.
La prima con Abyss Diving, ormai tanti anni fa. Era settembre, di solito un buon mese per fare questa immersione.
A bordo della Ramagiò partimmo da Rapallo in una bella giornata infrasettimanale di sole. A guidare la truppa c’era Giorgio con un gruppetto di allievi di un corso tecnico.
C’era una visibilità tale che appena misi il muso in acqua inquadrai il relitto appoggiato sulla sabbia.
La seconda invece fu qualche anno dopo, credo durante il corso per imparare ad usare il rEvo.
Ero a bordo della barca di Style Diving e con me c’erano sicuramente Yme e Matteo.
Fummo meno fortunati, nel senso che il relitto iniziavi a vederlo scesi di una decina di metri. Ed era completamente ricoperto da un mantello di mucillagine. Matteo mi ha mandato alcuni frame di un bellissimo video che fece. Riguardandolo la Bettolina sembra un vascello abbandonato…
La ruota metallica
È magnifico quando già da pochi metri di profondità si può vedere la sagoma scura della Bettolina di Sestri, adagiata sul fondo sabbioso e ancora in linea di navigazione orientata con la prua verso terra.
Scendendo lungo la cima si giunge alla grossa ruota metallica con otto raggi, posta a centro al centro della nave. È ciò che resta della piazzola della mitragliatrice contraerea. È stata asportata moltissimi anni fa dai primi che si immersero qui. Forse fa ancora bella mostra di sé in qualche salotto oppure è stata dimenticata in qualche cantina.
A questo punto si può scegliere da che parte cominciare.
La prua e la stiva di prua
Si può iniziare dalla prua tozza e tondeggiante, poco adatta a tagliare le onde. Se ci si posiziona frontalmente si può ammirare l’intera sagoma dello scafo ricoperta da gli spirografi aperti.
La fiancata di prua di sinistra è completamente sfondata e la stiva è cola di sacchi, presumibilmente di sabbia, che servivano come zavorra, quando la nave era vuota. Come in questo caso, che stava attendendo l’ordine per entrare in porto per caricare.
La sala macchine e la cucina
Superata la seconda stiva si arriva alla sala macchine e poi al locale cucina. Qui il tempo pare essersi fermato al giorno del suo affondamento. Una casseruola è ancora appoggiata sul fornello della stufa. A fianco della cucina ci sono ancora due piccole carbonaie con i pezzi di carbone sul fondo. L’attacco avvenne all’ora di pranzo e quasi sicuramente i quattro marinai a bordo stavano preparando qualcosa da mangiare.
La poppa
Altra zona interessante è la poppa, con il vano alloggi dell’equipaggio e sopra di essi una struttura metallica sulla quale si trovava una seconda postazione per la mitragliatrice. La si raggiungeva tramite una scaletta. Questa struttura metallica era un paradiso per chi amava vedere come il mare sia capace di colonizzare tutto, compreso il ferro. Qui, una fantastica colonia di anemoni gioiello si erano sviluppati sui gradini di questa scaletta.
E poi, nel punto più basso, l’elica ed il timone, ancora perfettamente funzionante al punto che lo si può ancora far ruotare, con molta attenzione, a destra e a sinistra.
Oggi
Purtroppo, oggi la parte poppiera del relitto è completamente collassata su se stessa. Lo scheletro portante, corroso dal sale e dalle correnti non ha retto alla violenta mareggiata del 28 ottobre del 2018, quando onde alte oltre dieci metri hanno causato danni devastanti al Tigullio.
Ecco perché volevo tornarci, per vedere i cambiamenti. Per vedere se la mucillagine era scomparsa e se l’impatto della Bettolina dall’alto, nelle belle giornate di sole, continua ad essere così emozionante.