La verità sull’ aereo di Santa Caterina, il bimotore tedesco Junker 88 precipitato a circa due miglia dalla costa di Santa Caterina di Nardò, in Salento, sul versante dello Ionio.
Come si sia inabissato in quel tratto di mare non è dato a saperlo. La verità sull’ aereo di Santa Caterina non si conosceva. Lo hanno cercato per molti anni senza trovarlo, al punto che si pensava ad una leggenda. La leggenda di un aereo precipitato al largo di Santa Caterina durante la Seconda Guerra Mondiale. Solo qualche anno fa, durante una serie di immersioni, un team di subacquei, capitanato da Andrea Costantini, è riuscito a risalire alla sua identità. Si tratta dell’aereo da guerra più diffuso ed efficace, un bombardiere lungo 15 metri con un’apertura alare di 20. Il bimotore tedesco Junker 88.
Estate 2017
Iniziava così il mio articolo, pubblicato su questo blog nell’estate del 2017. Raccontavo le mie esperienze subacquee al cospetto di questo aereo sul quale mi ero immerso molte volte. Ma soprattutto mi ponevo una serie di domande alle quali nessuno era in grado di dare una risposta. Avrei voluto conoscere la verità sull’ aereo di Santa Caterina.
Perché Il mare nasconde molti segreti di inestimabile valore che potrebbero aiutarci a ricostruire la nostra storia. Dai relitti delle navi in legno dell’epoca greco romana, affondate con i loro carichi di anfore e vasellame, a quelli più moderni, inabissati durante le guerre mondiali del secolo scorso.
Gli aerei fanno parte di questi inestimabili tesori.
Santa Caterina, Salento, Mar Ionio
Mi trovavo in vacanza a Santa Caterina, sul tratto di costa del Salento che si affaccia sul Mar Ionio, compreso tra Gallipoli e Porto Cesareo.
Qui, in un giorno imprecisato, durante la Seconda Guerra Mondiale, un aereo è caduto in mare. Pare provenisse da sud e fosse diretto verso nord. Gli anziani raccontavano di aver visto un aereo di grosse dimensioni sorvolare a bassa quota Santa Caterina e successivamente un bagliore, poco oltre la Torre dell’Alto verso la località di Torre Inserraglio, a circa due miglia dalla costa. Forse era all’imbrunire, forse era sera. Nessuno ricorda se fosse successo in estate o in un’altra stagione.
Per oltre cinquant’anni non si seppe più nulla. Non furono trovati documenti ufficiali che potessero attestare la base di partenza, il piano di volo o la destinazione presunta. Le uniche indicazioni provenivano da vecchi archivi della Marina Militare che parlavano di un relitto affondato nei pressi di Gallipoli. Troppo poco per poterle ricondurre all’episodio dell’aereo, troppo poco per poter iniziare a cercarlo. Troppo poco per conoscere la verità sull’ aereo di Santa Caterina.
Anno 2009
Finalmente, nel 2009, un team di subacquei capitanato da Andrea Costantini, dopo pazienti ricerche e sulla base dei racconti tramandati e delle indicazioni dei pescatori, è riuscito prima ad identificare l’area e poi a scovare l’aereo di Santa Caterina.
Si trattava dell’aereo più diffuso ed efficace della Seconda Guerra Mondiale: il bimotore tedesco Junker 88.
Era un bombardiere multiruolo, ad ala bassa, prodotto dall’azienda tedesca Junkers GmbH, dalla metà degli anni trenta dello scorso secolo. Fu una delle colonne della Luftwaffe e veniva impiegato come bombardiere, caccia notturno, ricognitore e auto silurante. Ne furono prodotti oltre 16.000 modelli in una ventina di versioni.
Poteva essere equipaggiato con 6 mitragliatrici e complessivamente 16 bombe.
L’aereo di Santa Caterina
L’aereo caduto a Santa Caterina giace, in perfetto assetto di volo, su un fondale pianeggiante di sabbia ad una profondità compresa tra i 33 ed i 35 metri. Il suo muso è rivolto a sud ovest.
Il mare lo ha conservato in buone condizioni. La carlinga è aperta, probabilmente durante la caduta la copertura in vetroresina si è frantumata. Dentro è ben visibile il seggiolino del pilota e una parte della strumentazione di bordo. Il mare ha colonizzato i vetri della cabina di pilotaggio. Sopra di essa si trova, ben visibile all’occhio del subacqueo, il piantone dell’antenna.
I motori sono in parte ricoperti dalla sabbia mentre quella visibile è stata colonizzata da parecchi esemplari di spugne.
Non sono mai state rinvenute né bombe né mitragliatrici.
Le prime considerazioni
Non c’erano elementi tangibili di un bombardamento subito e sin dalla prima ricognizione non furono trovati resti umani, segno che probabilmente l’aereo ammarò per cause non dovute ad un attacco nemico e che l’equipaggio riuscì a mettersi in salvo. Il fatto che il battello di salvataggio sia stato asportato dal boccaporto che lo conteneva potrebbe essere un elemento a conforto di questa tesi. All’altezza di questo boccaporto il tronco dell’aereo è spezzato in modo netto. La coda ed il ruotino giacciono, anch’essi perfettamente integri, una trentina di metri più indietro. Sull’ala di coda è visibile la croce uncinata, grazie ad un sommario lavoro di pulizia di quella parte della lamiera.
Una seconda ricognizione
Solo qualche tempo dopo, in una seconda ricognizione, sono state trovate altre lamiere. Si trovano a circa 90 gradi dalla posizione di assetto dell’aereo e potrebbero testimoniare il fatto che l’impatto possa aver traslato di parecchi gradi la direzione di volo. Tra gli ultimi ritrovamenti è interessante segnalare la plancia contenente le bombole dell’ossigeno.
Domande e dubbi
Ma che cosa ci faceva questo Junker 88 nei cieli del Salento? E soprattutto quando, perché ed in che modo può essere precipitato in mare?
Sono domande alle quali oggi non si è in grado di dare delle risposte precise. Si possono fare solo delle supposizioni, alcune basate su fonti storiche. La verità sull’aereo di Santa Caterina è ancora lontana.
Innanzitutto, dei sedicimila velivoli prodotti dalla Junker, nel periodo che va dal 1936 al 1945, il modello più simile parrebbe la versione denominata A-4, che presentava la stessa dimensione dell’apertura alare del nostro.
La memoria storica
Il fatto che molti anziani ricordassero l’episodio potrebbe far pensare al fatto che l’inabissamento possa essere avvenuto durante la bella stagione, quando la maggior parte degli abitanti della zona era solita trasferirsi verso la costa per villeggiare. Il bagliore ricondurrebbe l’episodio o all’alba o all’imbrunire.
Ma queste supposizioni non aiutano a dipanare i forti dubbi che continuano ad aleggiare.
Ci sono ancora troppe domande che non trovano risposta alcuna. Che non permettono di conoscere la verità sull’ aereo di Santa Caterina.
Perché, sebbene secondo i racconti l’aereo provenisse da sud e fosse diretto verso nord, oggi la prua giace rivolta a sud ovest?
Come mai non sono state ritrovate armi né a ridosso del relitto né nelle zone antistanti?
Per quale motivo non sono state rinvenute le eliche dei due motori?
Se è vero che non ha subito alcun attacco nemico, perché si è inabissato in quel tratto di mare ancora lontano dal possibile teatro di un’azione militare?
Per quale ragione non è stata ritrovata alcuna targhetta metallica che potesse ricondurre all’identità dello Junker?
L’ aereo precipitato a Santa Caterina da qualche anno non è più una leggenda ma continua a nascondere molti, troppi, segreti.
JU88 Expedition
Era la fine di quel mese di agosto quando venni a sapere che un gruppo di subacquei stava organizzando una spedizione di ricerca proprio sullo Junker 88, l’aereo di Santa Caterina. Ci partecipai.
L’obiettivo era quello di scoprire delle tracce che permettessero di conoscere l’identità dell’aereo.
Per poter risalire alla vera origine dell’aereo di Santa Caterina, si rendeva necessario riconoscere il modello e soprattutto il numero di matricola scritto sulla fiancata. La dicitura era composta generalmente da quattro caratteri, intervallati a metà dalla croce simbolo della Luftwaffe. Il primo era la lettera che indicava uno dei 36 stormi da bombardamento (Kampfgeschwader – KG). Il secondo era un numero e richiamava il gruppo. Le ultime due lettere indicavano la staffel, ovvero la squadriglia di appartenenza. La penultima lettera era bianca per indicare che il velivolo apparteneva al primo staffel, rossa se apparteneva al secondo e gialla se apparteneva al terzo. Ogni squadriglia aveva di solito nove aerei.
La fiancata dell’aereo di Santa Caterina è purtroppo troncata esattamente all’altezza del boccaporto che conteneva il battello di salvamento. Questo renderebbe a prima vista impossibile ricavare il dato.
L’intuizione di Claudio Grazioli
Claudio Grazioli ebbe però un’intuizione geniale. I caratteri del numero di matricola erano scritti da sinistra verso destra, quindi in maniera speculare sulla fiancata opposta. Siccome l’aereo di Santa Caterina è spezzato proprio in mezzo alla zona sulla quale dovrebbe essere apposta la dicitura della matricola, se si fossero spazzolate entrambe le fiancate, forse, sarebbe possibile rinvenire da un lato i primi due caratteri e dall’altro gli altri due.
I gruppi incaricati del lavoro di pulitura della fusoliera hanno evidenziato una macchia gialla che potrebbe essere ricondotta alla lettera K.
La JunkersGmbH, dal 1936 al 1945, ha prodotto circa 16.000 velivoli del tipo Ju 88, in una ventina di versioni. Lo JU88-A4 era un modello che montava eliche in legno. Considerato che il nostro relitto presenta i mozzi delle eliche completamente liberi e privi di qualsiasi sfrido di lamiera credo sia lecito ipotizzare che fosse dotato di eliche in legno che possono essersi spaccate durante l’ammaraggio e che in ogni caso possono essere state consumate dal mare in tutti questi anni.
Le fonti storiche riportano che, tra il 1942 ed il 1945, parecchi Junker 88-A4 furono utilizzati dall’aviazione tedesca nel sud dell’Italia o più genericamente nell’area meridionale del Mediterraneo.
Lo stormo KG.54, ad esempio, fu in Puglia nel gennaio del 1943 e, nello stesso anno, a settembre, in Sardegna.
Due ipotesi
L’incessante sete di notizie di Claudio Grazioli mi permette anche di citare altri due episodi che potrebbero essere ricondotti al triste epilogo dello Junker 88 di Santa Caterina.
Il primo è del 10 luglio del 1943 ed è citato nel testo “Junker JU88 Kampfgeschwader in Nord Africa e nel Mediterraneo”. In quella data la Luftwaffe subì la perdita di tre aerei, del III./KG54, uno dei quali in un incidente che lo ha danneggiato al ritorno da Grottaglie.
Il secondo è datato 30 maggio 1944, giorno nel quale la Luftwaffe attaccò un convoglio inglese e affondò il piroscafo Nordeflinge, perdendo però tre JU-88.
La prima spedizione ha iniziato a produrre del materiale molto interessante che al momento però permette soltanto di avanzare delle ipotesi che dovranno essere corroborate da successive ispezioni e verifiche.
Un lungo silenzio e poi una e-mail
Sono passati quattro anni da quella spedizione e da tutte quelle ipotesi. In mezzo anche una pandemia. Ma l’aereo di Santa Caterina continuava a nascondere gli stessi segreti.
Nel frattempo, scrivo un articolo su un altro velivolo ammarato: lo Junker 52 di Isola delle Femmine.
L’argomento smuove l’interesse di un lettore, appassionato di storia dell’aviazione. Alle prese con una serie di Ju 88 precipitato in Toscana e Lombardia, il curioso lettore si è imbattuto nel mio blog di subacquea e ha deciso di scrivermi una e-mail.
E si è permesso di avanzare questa ipotesi. Il 10 luglio 1943 il KG, per la precisione dell’11° Staffel, perse lo Junkers Ju 88A-4 con numero di matricola WNr5909. Accadde a dieci chilometri ad Ovest di Gallipoli, a causa di problemi meccanici ai motori. Il pilota, l’Ufficiale Kurt Koeneke rimase ferito mentre tre membri dell’equipaggio perirono nell’incidente.
A questo punto mi chiede: “Potrebbe trattarsi dello Ju 88 di S. Caterina?”
Il frenetico botta e risposta
Potete immaginare il mio sobbalzo dalla sedia sulla quale ero seduto mentre leggevo le e-mail ricevute. Quell’aereo, ormai lontano nella mia memoria, d’un tratto tornava prepotentemente nel mio qui e ora.
Rispondo immediatamente chiedendo specifiche e fonti.
Mi risponde serafico: “Stavo indagando su altri Ju 88 precipitati in Toscana e quando mi sono imbattuto nel sito dedicato alla spedizione di S. Caterina, ho provato a svolgere una breve ricerca. Tutto qui…”
La sua fonte è un libro, scritto da un suo amico inglese, uscito lo scorso anno e dedicato alla guerra aerea nel Mediterraneo. Il libro di Chris Shores fa parte in realtà di un’opera di ampio respiro in cinque volumi, tre dei quali già pubblicati. Ricostruisce la storia della guerra aerea nel teatro operativo del Mediterraneo ed ha la pretesa di spiegare quale fu il destino di ogni singolo aeroplano perduto per cause belliche o per incidente durante il conflitto.
Mi scrive: “Non è un libro da leggere, somiglia più ad un elenco telefonico che ad un saggio. È Roba da appassionati, diciamo così, per chi nutre una particolare passione per l’aviazione.”
La scansione
E poi mi spedisce la scansione della pagina dove troviamo scritto: 11./KG1 Ju 88 WNr5909 ditched following engine fire 10 km W Gallipoli, 36 km SW Lecce Uffz Kurt Köneke inj, three KiA.
Potrebbe essere davvero la risposta a tutte le nostre domande.
La macchia gialla riconducibile ad una K si sposerebbe con il gruppo di appartenenza numero 1 (KG1) che lo identificherebbe come uno Ju 88 A4. Questo modello, con le ali in legno, era uno “Schnellbomber”, ovvero un bombardiere veloce che rientrava nella categoria dei bombardieri medi. Si trattava di un velivolo molto versatile, impiegato in una miriade di ruoli diversi: caccia pesante, bombardiere, ricognitore, aerosilurante, bombardiere in picchiata. Il fatto che non siano state trovate ne munizioni ne bombe potrebbe dimostrare che il nostro fosse in ricognizione, così come ipotizzato durante la Ju88 Expedition.
L’incendio ai motori avrebbe potuto causare un incendio anche alle eliche, che infatti non sono state ritrovate.
E poi la localizzazione perfetta. Nardò, il capoluogo, dista davvero una decina di chilometri da Gallipoli e una quarantina da Lecce.
10 luglio 1943
Quel giorno, quasi tutti i KG, i reparti da bombardamento della Luftwaffe basati in Italia meridionale, attaccarono posizioni americane ed inglesi in Sicilia.
Probabilmente l’aereo si inabissò a causa di noie ai motori mentre rientrava da una missione su una delle teste di ponte alleate.
Il reparto era basato a Grottaglie.
Insomma, sembra che i tasselli del nostro puzzle possano davvero ricomporsi. Sono partito da una semplice immersione su un aereo ammarato durante il secondo conflitto mondiale. Di lui si sapeva poco o nulla, sembrava che nascondesse i suoi segreti gelosamente, là sotto, nel mare salentino. E poi, piano piano, con minuziosa pazienza, abbiamo aperto lo scrigno dei misteri. Ma ne mancava sempre un pezzo. Quel pezzo che, un lettore appassionato di aeronautica potrebbe aver ritrovato.
👌