MPA-Engage: un supporto per le AMP del Mediterraneo per adattarsi e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Gli effetti dei cambiamenti climatici sono ormai una quotidianità. Purtroppo, il Mediterraneo è uno dei mari dove questi effetti sono più intensi ed evidenti. In questo contesto il ruolo delle Aree Marine Protette diventa sempre più importante.
Il progetto MPA-Engage
Il progetto MPA-Engage nasce con l’obiettivo di mettere in condizione le Aree Marine Protette di diventare dei siti sentinella e dei veri e propri laboratori di studio dei cambiamenti climatici. Questa attività, svolta in prima linea, permetterà di elaborare le strategie ed i piani di adattamento necessari per mitigare questi effetti catastrofici. Sia dal punto di vista ecologico che socioeconomico.
Il progetto, che avrà una durata di 32 mesi, è realizzato in partnership. Con istituti di ricerca, organizzazioni non governative come DAN Europe e PADI, amministrazioni regionali e, ovviamente, aree marine protette. Le 6 AMP coinvolte sono sufficientemente equidistanti tra loro in modo da coprire l’intero bacino mediterraneo.
I 4 pilastri del progetto
Il progetto MPA-Engage sui cambiamenti climatici si poggia su 4 pilastri:
- monitorare gli effetti dei cambiamenti climatici attraverso l’utilizzo di protocolli standardizzati;
- valutare la vulnerabilità sia degli ecosistemi che delle attività socioeconomiche;
- creare un approccio partecipativo da parte di tutti coloro che vivono e che lavorano a stretto contatto con le aree interessate;
- coinvolgere gli stakeholder locali e promuovere la citizen science
Il ruolo dell’ Area Marina Protetta di Portofino
L’Area Marina Protetta di Portofino è uno dei siti pilota dove studiare, sperimentare ed attuare le misure di adattamento, gestione e mitigazione nei confronti dei cambiamenti climatici.
- Il monitoraggio della temperatura della colonna d’acqua sino a 40 metri di profondità viene realizzato grazie all’ausilio di appositi sensori che misurano ogni ora la temperatura dell’acqua alla Cala dell’Oro.
- L’indagine sulla mortalità delle gorgonie rosse viene invece svolta su tre siti, Secca dell’Isuela, Torretta ed Altare, in due distinti periodi dell’anno. Prima e dopo l’estate.
- Il monitoraggio dei pesci è invece svolto su alcune specie indicatrici, come le corvine, i serrani, le donzelle o le cernie.
Le prime rilevazioni
Da queste tre attività emerge immediatamente come l’aumento della temperatura dell’acqua abbia un forte impatto non solo sull’equilibrio del sistema ma anche sul processo migratorio di alcune specie. Si sta infatti assistendo ad un fenomeno di meridionalizzazione se non addirittura di tropicalizzazione. È ciò che spinge alcune specie, all’aumentare delle temperature, a trasferirsi verso nord. In alcuni casi superando il Canale di Suez, migrando dai mari tropicali.
Il barracuda o il pesce pappagallo sono la testimonianza più evidente di questo fenomeno. Ma alcune specie prettamente tropicali, come il pesce leone, sono già state avvistate abbondantemente in alcuni siti del Mediterraneo meridionale.
La mia esperienza
La citizen science, ovvero il tentativo di coinvolgere tutti coloro che sono in qualche modo interessati, deve inevitabilmente rivolgersi anche a noi subacquei, che siamo fruitori del mare. Infatti, tra gli impatti che i cambiamenti climatici stanno provocando, dobbiamo considerare non solo il rischio di immergersi in mari meno ricchi ma, soprattutto, di un conseguente impoverimento dell’industria subacquea.
Grazie alla campagna di sensibilizzazione svolta da alcuni diving center, come Portofino Divers, Style Diving e Diving Evolution, l’Area Marina Protetta di Portofino sta organizzando un corso molto interessante di Climate Change Monitoring Protocols.
Lorenzo Merotto, Istruttore Direttivo Tecnico Ambientale dell’AMP Portofino, durante il corso insegna ai subacquei le tecniche di monitoraggio. Insegna a trasformarci, da semplici fruitori delle bellezze del nostro mare a subacquei coscienti e responsabili. Ci da gli strumenti per renderci utili e diventare parte integrante del processo di studio sulla conservazione dell’ecosistema marino.
La mia immersione, soprattutto il mio monitoraggio
È piccolo il mondo della subacquea. Mi ritrovo in barca circondato da amici. Siamo subacquei coscienziosi e preoccupati per lo stato di salute del mare.
Il sito di immersione prescelto è la Testa del Leone.
Ci dividiamo in squadre da due subacquei. Ogni squadra, nella parte profonda dell’immersione, presidierà una determinata batimetria e dovrà censire 100 ventagli di gorgonia rossa. Nel tratto finale, ogni squadra, sempre presidiando le varie quote batimetriche, dovrà percorrere due transetti per cinque minuti monitorando le specie di pesci.
Ed eccomi qui, sott’acqua, a guardare il mare da un’altra angolazione. Ad ammirare le gorgonie rosse, splendidi ventagli che si ergono verso la luce, con una prospettiva diversa. Con un istinto di protezione, con la paura che un giorno non possano far più parte di questo mondo magico.
Le suddividiamo, io ed il mio buddy, in quattro categorie, utilizzando una apposita lavagnetta. Quelle sane, belle e rigogliose come piacciono a me, quelle danneggiate e purtroppo quelle morte.
Il loro stato di saluto fortunatamente è buono. La percentuale maggiore dei campioni monitorati non è affetto da gravi danni. Il dato è sicuramente incoraggiante. Ma siamo ad inizio stagione. Gli effetti dello sfruttamento del mare da parte dell’uomo arriverà più tardi. E lo scopriremo alla fine dell’estate.
Le pinneggiate dei subacquei disattenti o poco avvezzi all’assetto, gli ancoraggi delle barche da diporto, le lenze e, ancor peggio, le reti da pesca presto inizieranno a causare nuovi danni. Che si aggiungeranno a quelli causati dal surriscaldamento del pianeta Terra. Che è composto per il 71% dal mare.
Ricordiamocelo sempre!
👌
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P.s. le foto, quelle belle, sono di Bruno Borelli. Grazie Bruno…
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