Roberto Bottini fa il pasticciere ma sembra che non lavori mai, o meglio, sembra che lavori a tempo pieno nel mondo della subacquea e che l’insegnamento sia il vero driver della sua vita subacquea
Spesso scopri, grazie al suo frequente uso dei social network, che è in giro per il mondo a fare immersioni. Quasi tutti i giorni lo vedi fotografato al lago impegnato in immersioni di corso; lo incontri a tutti gli eventi subacquei e ogni volta che proponi un’iniziativa lui partecipa. Tutte le sere è nella sede del circolo subacqueo, per tenere lezioni o per organizzare serate tematiche. Ora, in tempo di Covid, tutte le sere è davanti al monitor di un pc per un webinar. Già, perché l’insegnamento, è il vero driver della sua vita subacquea.
La vita subacquea di Roberto Bottini appartiene alla storia contemporanea di questa disciplina. Non è un subacqueo di lunga data, ha iniziato ad immergersi soltanto 12 anni fa, nel 2009.
Che gli spazi d’acqua delimitati fossero nel suo DNA però lo scoprì molto presto, quando da bambino preferiva la vasca da bagno alla doccia perché poteva immergersi in apnea e rimanere sott’acqua a godersi quel silenzio che in futuro le profondità del mare gli avrebbero regalato.Ma per iniziare a scoprire le meraviglie del mondo subacqueo deve attendere parecchio, sino a quando, da grandicello, non inizia a viaggiare, nei paradisi asiatici dove, praticando lo snorkeling, inizia ad innamorarsi dei fondali marini.
Nel 2009, durante una vacanza a Sharm el-Sheikh, arriva la folgorazione, con l’incontro con la bombola da sub. Con il brevetto PADI Open Water Diver, Roberto Bottini diventa a tutti gli effetti un subacqueo.
Rientrato a casa inizia a frequentare il Club Subacqueo Atlantis ma soprattutto inizia a coltivare la passione per le immersioni. Colleziona brevetti, uno dietro l’altro, e alla trentesima immersione scende in acqua con il bibombola, che diventa il suo inseparabile compagno di vita. I corsi tecnici sono la inevitabile conseguenza.
Il percorso formativo lo spinge sino a diventare Divemaster e nel 2016 istruttore. Con questa qualifica entra a tutti gli effetti nello staff di Atlantis e l’anno successivo, dopo aver conseguito anche la qualifica di istruttore tecnico, ne diventa vicepresidente con l’incarico di sviluppare la didattica XR di SSI. Il ragazzo di bottega diventa un manager della subacquea.
Il 2017 è il suo anno di grazia. Prima diventa Istruttore DDI e inizia un magnifico percorso di insegnamento rivolto ai disabili e poi viene addirittura premiato come il miglior istruttore tecnico SSI per numero di certificazioni rilasciate nella stagione.
I risultati sin qui ottenuti gli danno la possibilità di entrare nel ristretto gruppo di istruttori tecnici subacquei che, l’anno successivo, parteciperanno alle due edizioni dell’SSI XR Wreck Tour.Nel 2019 decide di entrare nel mondo del silenzio, abbandonando (si fa per dire) l’amato bibombola, per frequentare il corso SSI CCR Extended Range, con il rebreather rEvo sulle spalle e con Yme Carsana come istruttore.
Ma, parafrasando ciò che disse Pep Guardiola durante la famosa conferenza stampa nella quale annunciò il suo addio al Barcellona, “il tempo logora tutto, anche i sogni” e così pure Roberto Bottini, alla fine del 2020, inizia a sentire il bisogno del cambiamento.
Cambiamento che si realizza all’inizio di quest’anno con la creazione di un nuovo gruppo subacqueo: XR Scuba Academy. È un club che strizza l’occhio ad un certo tipo di formazione e che va, senza mezzi termini, spedito verso la subacquea tecnica. Ed è soprattutto un club che vuole dare un forte sostegno a tutti coloro che vogliono andare in acqua, spesso, anzi sempre. Un punto di incontro che non ha come obiettivo quello di sfornare brevetti ma di dare la possibilità di fare esperienza e di continuare ad imparare, tramite il modo più semplice: immergersi spesso.
E per ricominciare a sognare Roberto Bottini riparte da qui e lo fa con Christian Marcon, Marco Colciago (detto lo Zar) e Gianluca Recita, ovvero con gli amici di sempre, quelli che vedi sempre fotografati con lui nei post che pubblica sui social network. Quelli che, come lui, sembra che non lavorino mai, o meglio, sembra che lavorino a tempo pieno nel mondo della subacquea.
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