Ci sono appuntamenti con la storia che se vengono mancati possono cambiare le sorti di qualcuno in maniera tragica.
Steve Sasson era un giovane ingegnere della Kodak che nel 1975 inventò un oggetto che avrebbe potuto cambiare la storia, sua e dell’azienda per cui lavorava.
Solo che la storia non cambiò, o meglio non cambiò grazie a lui e nemmeno grazie a Kodak.
Sasson infatti realizzò il primo prototipo di macchina fotografica digitale. Pesava 3,6 chilogrammi, aveva una risoluzione bassissima e ci voleva un minuto tra registrazione e visualizzazione su schermo.
Il giovane ingegnere era però convinto che, se l’azienda avesse investito le giuste risorse, sarebbe riuscito a migliorare notevolmente caratteristiche e performance del suo prodotto.
Purtroppo nessuno dei vertici dell’azienda fu convinto della bontà dell’invenzione al punto che dovette continuare la sua ricerca con pochi mezzi a disposizione.
Addirittura il consiglio di amministrazione gli permise di continuare a lavorare in segreto al suo progetto ma pretese che non venisse mai divulgato nulla. Investì 500 milioni di dollari per sviluppare, progettare e presentare sul mercato Advantix, una macchina fotografica che sfruttava il digitale per la preview delle foto, prima di imprimerle sul rullino.
Kodak ai tempi produceva rullini analogici, era la più grande azienda al mondo del settore, aveva 145.000 dipendenti e fatturava 16 miliardi di dollari. Tutto il suo business si basava sul rullino. Negli Stati Uniti chiunque fotografasse lo faceva utilizzando rullini della Kodak ed in tutto il resto del mondo la loro quota di mercato era altissima.
Quindi per affrontare l’era del digitale, che stava inesorabilmente arrivando, si limitarono a fare innovazione di prodotto utilizzando l’innovazione (il digitale) a servizio del prodotto stesso (il rullino)
Nel 1981 Sony introdusse sul mercato la prima macchina digitale e negli anni a venire anche gli altri competitor presentarono il loro prodotto. Oggi l’80% delle fotografie vengono scattate direttamente dal cellulare.
Kodak si accontentò di vendere il brevetto Sasson, incamerando qualche miliardo di dollari, che non la salvò dalla bancarotta, dichiarata ufficialmente, dopo una lunga e lenta agonia, nel 2012.
Il management di questo colosso americano degli anni ’70 commise l’errore di decidere di guardare all’interno dell’azienda anziché prestare attenzione all’esterno. Preferirono concentrarsi sul proprio business, che al tempo era molto redditizio, piuttosto che ascoltare le voci del mercato e dei consumatori.
Oggi le aziende che vogliono evitare insuccessi simili dovrebbero lavorare sul proprio modello di business così da sviluppare un’attenzione più specifica verso chi sono i loro clienti e che cosa desiderano.
Il mondo della subacquea, le aziende produttrici, le agenzie didattiche ed anche i singoli centri possono imparare qualcosa da questa storia.
SSI può essere un buon esempio.
SSI nel 2015 decise di investire parecchi milioni di Euro per realizzare una grande piattaforma, utilizzabile dai centri autorizzati e dai loro professionisti, al cui interno fosse racchiuso sia il materiale formativo che quello commerciale, l’anagrafica ed il censimento di tutti i subacquei e la registrazione delle certificazioni.
In questo modo colmò il gap con PADI, il suo principale competitor, che a sua volta aveva già innovato seguendo le richieste del mercato e le esigenze dei propri istruttori professionisti.
Il reale obiettivo non era quello di copiare il modello di PADI ma quello di realizzare un canale di comunicazione che facilitasse l’interazione tra e con tutti i suoi utenti; i subacquei, gli istruttori, gli allievi, i diving center e l’azienda.
Viviamo in un mondo dove la tecnologia digitale sta riducendo le distanze ed accorciando i tempi, dove l’utilizzo degli smartphone e dei tablet aumentano l’efficienza e la produttività. Tutto ruota e si sviluppa attorno alle app.
SSI ne ha sviluppata una che funziona su entrambi i sistemi operativi più utilizzati dai consumatori, tramite cui l’allievo si registra e riceve tutto il kit didattico relativo al corso al quale si è iscritto. Potrà studiare, fare il ripasso delle conoscenze e guardare i video relativi alle sessioni pratiche che svolgerà. Il suo istruttore, tramite la piattaforma, potrà monitorare il processo di apprendimento del suo corsista e pianificare gli incontri didattici teorici e pratici.
Tramite l’app, il subacqueo SSI riceverà e terrà in memoria la sua certificazione digitale che potrà agevolmente presentare presso i diving center di tutto il mondo quando andrà ad immergersi.
Potrà inoltre utilizzare il suo personale logbook digitale ed avrà sempre in archivio tutti i manuali, aggiornati, dei corsi che ha frequentato.
Uno degli obiettivi che mi sono prefissato, quando ho ideato questo blog, è quello di parlare di subacquea con un linguaggio diverso. Vorrei che post come questo diventassero spunti per offrire nuove prospettive.
Ci saranno nuove occasioni, stay tuned.
👌