Il Cristo degli Abissi

Una statua, un simbolo, un punto d’incontro, un sito di immersione, un luogo religioso. Un coacervo di storia, di ricordi, di commemorazioni, di misticismo e di credenza nel divino. Un modo per ricordare tutti colori che sono morti in mare. Insomma, il Cristo degli Abissi, 70 anni dopo la sua posa.

29 agosto 1954 – 29 agosto 2024

San Fruttuoso

San Fruttuoso, senza alcun timore di essere smentito, per me è uno dei borghi più belli ed affascinanti d’Italia. 

Quando arrivi dal mare, in barca o in gommone che sia, il borgo si presenta con uno contesto decisamente pittoresco. L’abbazia si staglia, imponente, sulla piccola spiaggia. Alle sue spalle, lo scenario incantevole della macchia mediterranea. Insenature e speroni rocciosi ricoperti dalla vegetazione lussureggiante e dai pini marittimi

L'incantevole baia di San Fruttuoso
L’incantevole baia di San Fruttuoso

La leggenda di San Fruttuoso

I Santi venerati da queste parti non hanno nulla a che vedere con la Liguria e con la sua storia. Vengono dalla Spagna.

La leggenda parte nel lontanissimo anno 259. Quando, a causa di una delle tante persecuzioni contro i Cristiani, Fruttuoso, il vescovo di Tarragona, viene bruciato sul rogo insieme ad altri tre fedeli. 

Ma, per arrivare qui, in questa baia incantevole, dobbiamo attendere l’ottavo secolo ed una nuova persecuzione ai danni degli spagnoli, questa volta ad opera degli arabi. Prospero è il nuovo vescovo di Tarragona e ordina a quattro religiosi di caricare su una barca le sacre reliquie dei martiri del 259 e di avventurarsi in mare aperto. Dopo due giorni e due notti di navigazione verso l’ignoto, ad uno dei religiosi appare in sogno un angelo che gli indica il luogo dove approdare. Un luogo con una fonte d’acqua perenne e lo spazio per edificare una chiesa in onore dei Santi Martiri. Questo luogo è la baia di San Fruttuoso.

L’abbazia di San Fruttuoso

L’abbazia di San Fruttuoso

Il primo edificio religioso, probabilmente quello che ebbe origine dalla leggenda, fu in realtà costruito a mezza costa e non direttamente sulla baia. L’attuale abbazia fu eretta molto tempo dopo, tra il nono e l’undicesimo secolo per volere di Adelaide di Borgogna, vedova dell’imperatore Ottone I.

Passò successivamente ai monaci benedettini che la ingrandirono aggiungendone un piano. Dobbiamo attendere il tredicesimo secolo per ritrovare il primo vero legame tra l’Abbazia di San Fruttuoso ed il suo territorio. Quando la famiglia Doria ne assunse finalmente il possesso e costruì il loggione che oggi si affaccia sul mare e che colpisce il nostro occhio non appena superiamo i due piccoli capi che delimitano la baia. Da quel momento i corpi dei defunti che sono appartenuti alla famiglia Doria furono sepolti qui. 

Purtroppo, ad un certo punto, l’abbazia venne abbandonata. Non ho trovato spiegazioni per questa scelta, sta di fatto, però, che divenne una normale e civile abitazione.

Dobbiamo attendere il 1933 per la restaurazione ad opera dello Stato Italiano e addirittura il 1983 per la donazione, da parte della famiglia Doria Pamphili, di edifici e terreni al FAI, il Fondo Ambientale Italiano.

Il Cristo degli Abissi

Una statua, un simbolo, un punto d’incontro, un sito di immersione, un luogo religioso. Un coacervo di storia, di ricordi, di commemorazioni e di credenza nel divino. Un modo per ricordare tutti colori che sono morti in mare. Insomma, il Cristo degli Abissi.

Se non hai voglia di continuare a leggere puoi guardare subito questo video

Se invece vuoi leggere il racconto emozionante del Cristo degli Abissi, con i suoi protagonisti e la sua storia affascinante allora puoi continuare

Il Cristo degli Abissi
Ph. credit: Giovanni Crisafulli (gcprojectphotography)

I pionieri della subacquea italiana

Il tratto di mare antistante il Promontorio di Portofino è stato il punto d’incontro dei pionieri della subacquea italiana, e forse mondiale. Un manipolo di amici, tutti genovesi, con la passione per il mare e per i suoi fondali. Erano inventori, gente che costruiva rudimentali attrezzature che venivano da loro provate. Erano coloro che diedero forma ed origine alle più grandi ed imponenti aziende produttrici di attrezzatura subacquea a livello mondiale

Duilio Marcante e Dario Gonzatti

Nel 1947, Dario Gonzatti, uno di loro, da queste parti ci lasciò la vita. Si narra che il suo caro amico Duilio Marcante, che sarebbe diventato il padre fondatore della didattica e dell’insegnamento subacqueo, si immerse nelle acque della baia di San Fruttuoso e rimase seduto su una roccia per onorare e ricordare il suo amico appena scomparso. E fu in quel preciso momento che decise di commemorare tutte le vittime del mare con una cerimonia da ripetere ogni anno, intitolandola al Cristo degli Abissi che lui credette di aver visto durante questa sua esperienza mistica.

Dario Gonzatti
La targa Gonzatti sulla battigia del monte di Portofino
Dario Gonzatti
Dario Gonzatti, pioniere e inventore subacqueo
Dario Gonzatti
Targa sommersa in onore di Dario Gonzatti

Le immagini di Dario Gonzatti mi sono state fornite dal mio grande amico Giangi Gonzatti, nipote di Dario

La posa del Cristo degli Abissi

La statua del Cristo degli Abissi venne posizionata in mare, nel mezzo della baia di San Fruttuoso, il 29 agosto del 1954, ad una profondità di 17 metri. È in bronzo, è alta 2 metri e mezzo e pesa 800 chilogrammi.

Per realizzare l’opera, Duilio Marcante coinvolse l’armatore genovese Giacomino Costa e fu realizzata dallo scultore Guido Galletti. Per ottenere il bronzo, necessario alla realizzazione della statua del Cristo degli Abissi, furono fuse medaglie, eliche di sommergibili americani e campane donati dalla US Navy.

Alla morte di Duilio Marcante, in sua memoria, fu posta una targa sul basamento della statua del Cristo degli Abissi.

Il Cristo degli Abissi
Duilio Marcante
Il Cristo degli Abissi
La targa in memoria di Duilio Marcante

La statua del Cristo degli Abissi

Il Cristo degli Abissi ha le braccia aperte e rivolte verso l’alto. Anche la testa è rivolta verso la luce del sole che filtra tra le acque. Nei giorni di maggior limpidezza è visibile dalla superficie. Una mattina di tantissimi anni fa una scolaresca di bambini di una scuola media di Rivoli, in provincia di Torino, partì per una gita per andare a vederlo. Tra quegli scolaretti c’ero anche io. Quel giorno era limpido e vidi il Cristo per la prima volta. Non sapevo esistessero i sommozzatori quindi non potevo minimamente pensare che un giorno sarei diventato uno di loro. E, men che meno, potevo pensare che questa statua l’avrei vista centinaia di volte dal basso, cioè immerso nel mare, nel suo ambiente naturale.

Alzi la mano chi non è stato battezzato al Cristo degli Abissi

Sarà per la profondità accessibile a tutti o forse sarà per quell’aura mistica che questo posto evoca, fatto sta che tantissimi subacquei sono stati qui, al Cristo degli Abissi, in occasione della loro prima vera immersione. Quella dalla barca o dal gommone, la prima ad una profondità superiore ai pochi metri dove si eseguono tutti quegli esercizi necessari e fondamentali per saper essere un buon subacqueo.

La mia prima volta al Cristo degli Abissi

Io ho avuto la fortuna di essere uno di questi. Era novembre, l’aria frizzantina e l’acqua decisamente fredda. Equipaggiamento degno di quei tempi: muta umida a due pezzi. Il briefing, le raccomandazioni, la discesa e giù, in ginocchio, al cospetto del Cristo. In alto la luce del sole che illuminava l’acqua, la statua ed anche me. Ero in ginocchio, lo ricordo bene. Qualcuno ora inorridirà al pensiero. Ma in quel momento avevo altro a cui pensare, avevo altre emozioni da vivere. Molto più interessanti di un assetto. Dovevo imprimermi nella mente il primo momento sott’acqua. E ci sono riuscito molto bene. Perché quel ricordo è ancor oggi vivo in me.

Anche chi non ha questo lembo di mare ad un tiro di schioppo da casa se è venuto da queste parti sicuramente un giro al Cristo degli Abissi l’ha fatto. Per curiosità, per rispetto o per devozione che sia, alzi la mano chi non è mai stato battezzato nelle acque del Cristo degli Abissi.

Per molti anni lui è stato lì, in mezzo alla baia di San Fruttuoso, tra la Posidonia oceanica

l restauro del Cristo degli Abissi

Poi, un ancoraggio maldestro gli ha creato un danno molto serio. Enea Marrone, un subacqueo che nel Tigullio ha lasciato il segno, ha ritrovato la mano che era rimasta inesorabilmente mozzata. Correva l’anno 2003, quando il Cristo degli Abissi venne riportato a galla per un serio lavoro di ristrutturazione, per preservarlo dalla corrosione e dalle incrostazioni. Ma anche per riattaccargli la mano tranciata.

Fu riposizionato nella sua baia e su un nuovo basamento il 17 luglio del 2004. Mi stavo preparando per partire per la stagione a Pantelleria e seguii l’evento in televisione, in diretta su Linea Blu. Le istituzioni, le navi della Marina Militare, la Capitaneria in alta uniforme ed i gommoni d’appoggio dello European Diving Center con il mio caro e fraterno amico Antonio Pizzo a bordo. E poi lui, il Cristo degli Abissi che lentamente ritornava a casa. Pronto ad essere nuovamente il simbolo della passione per la subacquea ed il mare.

Da quel giorno lo troviamo in una posizione meno centrale della baia ma sicuramente più sicura e ad una profondità ancora minore e quindi ancor più accessibile a tutti.

Il Cristo degli Abissi
Il nuovo basamento del Cristo degli Abissi

Qualche ricordo al Cristo degli Abissi

La carrellata dei ricordi qui è decisamente ricca. Tanti corsisti, tante prime volte e tanti battesimi. Ma anche tante immersioni con gli amici, quando c’è mare e si è alla ricerca di un posto tranquillo o quando ci sono troppe barche di subacquei ormeggiate alle altre boe. Perché l’immersione del Cristo degli Abissi non è poi così banale.

Innanzitutto, un paio di minuti, un paio di fotografie o un paio di video io glieli dedico sempre, perché sono sempre suggestivi, per me anche un po’ magici, anche se è la trecentesima volta che ti trovi lì. Poi c’è una bella paretina, che scende sino a trenta metri di profondità. È ricoperta di gorgonie, di madrepore e negli anfratti si nascondono alcune murene. Sopra questa parete si trova un lastrone che forma una sorta di terrazzo. È ricoperto da chiazze di Posidonia oceanica ed è pieno di cernie e dentici. C’è anche una piccola grotta, nella quale puoi entrarci, magari uno per volta, come facevamo, al ritorno dalla parete, con i ragazzi del Circolo Subacqueo Valmessa. Sul mio logbook di quegli anni, il titolo per questa immersione era “Cristo + paretina + grottina”. Un super classico.

Il Cristo degli Abissi
Ph. credit: Giovanni Crisafulli (gcprojectphotography)

Beppe il positivo

Una volta, sul gommone del diving, c’era un signore che hai tempi avrà avuto appena qualche anno in più di quanti ne ho io oggi. Faceva il commercialista ed era decisamente in sovrappeso. Il classico uomo sulla soglia cinquanta/sessanta fuori forma, vestito, anzi strizzato, all’interno di una muta in neoprene. Si chiamava Beppe e per immergersi aveva bisogno di 18 chili di zavorra!!! Ma soprattutto aveva bisogno di qualche minuto, una volta atterrato sott’acqua, per sistemarsela per bene… Il ricordo di questo cetaceo, che si rivoltava come una balena incastrata in una rete da pesca, a pancia in giù sulla Posidonia, dinnanzi al povero Cristo degli Abissi, è ancora ben piantato nella mia mente. E da quel giorno, per me e per qualche altro bastardo che frequentava il nostro club, divenne “Beppe il positivo”.

A spasso sulla Posidonia

Poi ci fu quella volta in cui Gabry, che quel giorno ricevette i galloni da guida subacqueo, perse completamente l’orientamento e partì, veloce come un razzo lanciato nell’iperspazio, verso la lunga striscia di Posidonia che ricopre la baia. Pinneggiammo per un’abbondante mezz’ora nel bel mezzo del nulla, poi cercammo di tornare indietro. Ovviamente non ritrovammo la strada e ad un certo punto risalimmo in mezzo alla baia, con il barcaiolo che urlava come un pazzo perché stavamo rischiando di farci affettare la capoccia dalle barche che entravano a San Fruttuoso. 

Il pasto del dentice

E poi, quella volta, non molti anni fa, quando riuscii a riprendere un agguato di un dentice incazzato nei confronti di una povera preda, che in un battibaleno fu inghiottita dal suo predatore. Lo pubblicai su Facebook, sulla pagina del mio blog, con il titolo “il pasto del dentice”.

Il pasto del dentice
Il pasto del dentice: https://fb.watch/u89wQC46cF/

Il “Big Ludo”

L’ultimo ricordo è di un mese fa, circa, esattamente il 4 luglio. Quando con i ragazzi del B&B Diving di Camogli portammo un’opera dell’artista genovese Alessandro Piano al cospetto del Cristo degli Abissi. Prima di inabissarla in un luogo segreto per un anno sabbatico, in attesa che il mare faccia il suo lavor per renderla un’opera unica nel suo genere. Tornerà a casa solo quando le concrezioni l’avranno totalmente ricoperta, tatuandole addosso il segno ineluttabile di quest’anno in fondo al mare. Una sorta di esperimento artistico.

L’artista si chiama Alessandro Piano, nella vita reale fa il broker di cacao e dal 2019 segue istinto e passione che lo hanno condotto a realizzare Alter Ego, un personaggio scultura che racchiude attraverso il suo corpo in resina trasparente richiami a brand famosi, giocattoli di vario tipo, supereroi, opere di artisti contemporanei o passati oppure semplici oggetti della nostra vita quotidiana. Un interessante connubio tra Pop art e design.

L’Alter Ego che ora sta dimorando negli abissi è stato battezzato “Big Ludo” in onore di Ludovico Mares. Appunto uno di quei pionieri che, partiti dalla passione, hanno creato le più grandi industrie di questo pazzo settore che è la subacquea.

Il Cristo degli Abissi
Il Big Ludo e il Cristo degli Abissi

Il Cristo degli Abissi, un sito di immersione?

Ultimamente, qualcuno ha scritto che questo non è un sito d’immersione, tale da essere inserito nel novero delle immersioni all’interno dell’Area Marina Protetta di Portofino, ma un sito religioso. Faccio fatica ad esprimere un parere in merito. Sicuramente, qui sotto io sono pervaso da un certo misticismo che solo un ambiente del genere può infondermi. Anche se non sono l’esempio più fulgido del credente, anche se non vado in chiesa nemmeno a Natale, anche se prego solo quando sono veramente nella merda, di fronte al Cristo degli Abissi provo un forte senso di rispetto e, perché no, anche di riconoscenza e di unità. Ma siccome, qui intorno, non manca davvero nulla di tutto ciò che possiamo ammirare negli altri punti di immersione del Promontorio per me questa è un’immersione. È un’immersione particolare perché è anche un’immersione dello spirito.

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