Senza limiti è il film del momento, lo trovate nella suite della piattaforma Netflix. Bello, brutto? Veritiero, inattendibile? Esce a vent’anni esatti dall’incidente di Audrey Mestre. Vi dico la mia, conscio del rischio di attirarmi delle critiche…
20 anni fa
Nel 2002 ero un giovane subacqueo. Relativamente giovane d’età (molto di più di ora) ma soprattutto d’esperienza subacquea. Ero diventato da poco istruttore CMAS ed ero appena rientrato dalla mia prima esperienza in un diving center, a Pantelleria.
Frequentavo regolarmente il circolo subacqueo presso il quale avevo fatto tutto il mio percorso e mi raffrontavo con i miei amici del club. A quei tempi c’era Internet ma non c’era Google, c’erano le @mail ma non c’erano i social network. Non c’era nemmeno You Tube. La subacquea la si leggeva sui magazine specializzati. C’era Mondo Sommerso, Sub, Aqua e il Subacqueo. Le notizie arrivavano perlopiù da quelle fonti.
Non mi ricordo di come appresi della morte di Audrey Mestre, o meglio, della moglie di Pipin. Sì, perché quelli erano gli anni ruggenti dell’apnea. Quelli del No Limits, di Sector che probabilmente riversava un sacco di soldi nel sistema. E dei record, ripetutamente battuti, di Pipin Ferreras e Umberto Pelizzari. Di Audrey ricordo quelle foto di Alberto Balbi, ai tempi il fotografo italiano più famoso nell’ambiente subacqueo. Alberto era lì. La ricordo seduta sul catamarano d’appoggio, con la muta gialla della Mares mentre mangiava una banana. La ricordo con quello sguardo perso nel vuoto, con quel melancolico velo di tristezza. Una sguardo che mi ricordava quello di Ayrton Senna, seduto sulla sua monoposto, ancora senza il casco, sulla griglia di partenza del Gran Premio di Imola.
Ne parlammo molto al circolo subacqueo. Ricordo anche di aver visto il video dell’immersione. Ricordo lei che armeggiava con la slitta nel disperato tentativo di sganciarsi e scappare via da quegli abissi. E ricordo l’intervista, in TV, di Alberto Balbi, a Sfide. Il suo racconto sgomento di quella terribile esperienza.
Poi, come sempre, non ci ho più pensato.
The last attempt
Credo sia il 2010, o giù di lì, quando, non so come, mi arriva un contenuto pubblicitario probabilmente su Amazon. Quelle cose del tipo chi ha comprato il tuo prodotto ha anche comprato questo.
Era un libro, scritto da Carlos Serra, socio e amico di Pipin. Un libro scritto in inglese, e credo ad oggi mai tradotto in italiano, che voleva offrire una ricostruzione al tentativo di record che aveva portato alla morte di Audrey Mestre. Mi incuriosii, quell’episodio mi era comunque rimasto impresso. E, decidendo di fare uno sforzo abnorme perché con l’inglese non sono un asso, decisi di comprarlo.
Mi si aprì un mondo. La versione dei fatti di Carlos Serra mi lasciò di stucco. Senza respiro.
Serra, ai tempi della tragedia, era il presidente della IAFD, la società che ai tempi certificava i record No Limits. Era anche un grande amico di Pipin. Ma in questo libro Serra dipinge un quadro a tinte molto cupe di Pipin. Il recordman che ricordo nella foto di Alberto Balbi che risale all’impazzata dal fondo con la testa sollevata della moglie ormai esanime è dipinto come un uomo orribile. Un macho arrogante, manipolatore e vendicativo. E lei, la povera Audrey come una sua vittima. Lei, con alle spalle due tentativi di suicidio, che cercava di liberarsi dalla trappola emotiva nella quale si era cacciata.
Dell’idea della storia d’amore tra Pipin e Audrey, distrutta dal destino beffardo e maledetto, dopo aver letto questo libro non restava più nulla.
E per molto tempo, per me Pipin era diventato un pessimo esempio.
Senza limiti
Senza limiti è il film del momento, lo trovate nella suite della piattaforma Netflix. Bello, brutto? Veritiero, inattendibile? Esce a vent’anni esatti dall’incidente di Audrey Mestre.
Il film è presentato come una ricostruzione anche se, prima della parola fine, c’è il solito disclaimer. “Ogni riferimento a fatti, persone, cose realmente accaduti o esistiti è da considerarsi puramente casuale.” E finisce con la scritta: “in memoria di Audrey Mestre 1974-2002”.
Ci sono alcune scene che, ma qui parla il subacqueo, veritiere non possono davvero esserlo.
Ogni tentativo di record raccontato si svolge all’interno di una manifestazione chiamata “campionati mondiali d’apnea”. Non so se esistano questi campionati, sono però certo che i record No Limits erano eventi speciali, al di fuori di ogni tipo di gara. C’era un atleta che provava a battere il record precedente. Punto e basta.
E poi il computer subacqueo che segnala l’allarme per la risalita troppo veloce al safety diver che stava provando a far risalire la povera Audrey. Era il 2002, il subacqueo era in miscela e non esisteva nessun computer in grado di fornire un profilo di immersione a quelle profondità.
Ma ci sono anche delle scene emozionanti, adrenaliniche. Scene che ti incollano sul divano, sulla poltrona. Scene da “senza limiti”. Sono quelle delle immersioni, quei momenti eterni duranti i quali un uomo, una donna, si misurano con se stessi negli abissi del mare. Senza limiti, appunto.
Le ricostruzioni
Ma questo film, “ Senza Limiti”, se vuole essere una ricostruzione di un evento, è la ricostruzione di Carlo Serra. Dove Pipin, che nella storia è francese, è un essere arrogante, donnaiolo e traditore seriale. Un gran manipolatore, con il senso maniacale del controllo. Un uomo che proietta sulla sua donna, che non si chiama Audrey ma Roxane, la sua necessità di essere sempre il migliore.
E poi quella bombola vuota, la causa unica di un dramma mortale. Quella bombola che sarebbe servita per gonfiare il pallone di sollevamento che avrebbe dovuto riportare lei in superficie. Quella bombola che nel film “Senza Limiti” il super uomo controlla personalmente. Una scena che suona addirittura come una velata accusa di omicidio.
Forse un po’ troppo.
La diretta Facebook della coppia Genoni – Balbi
Chi meglio di loro potevano fare un po’ di luce su questa storia che sta diventando un po’ troppo denigratoria per Pipin?
Gianluca Genoni di record No Limits ne ha fatti davvero molti e Alberto Balbi era nella Repubblica Dominicana, sul catamarano d’appoggio per quel record disgraziato.
Alberto è stato con Pipin, Audrey e tutto il team per tre giorni. Ha vissuto con loro, a stretto contatto. Sia nelle pause che nelle prove. In quei giorni non ha conosciuto il Pipin descritto nel film “Senza Limiti”. Ha avuto a che fare con un uomo molto fisico, che amava stare al centro della scena e poco rispettoso di regole e standard procedurali. Un campione che ha fatto molti record con regole e abitudini sue. E queste regole le ha traslate nelle imprese di Audrey. Semplicemente lei si fidava del marito e delle sue regole.
Sicuramente l’organizzazione di questo tentativo di record fu carente, in particolare rispetto alla maniacalità dell’organizzazione che Gianluca pretendeva per i suoi record. Imprese che vedevano la partecipazione di un team di professionisti affiatato, un leader organizzativo, una squadra nutrita di safety diver e un servizio di assistenza medica di primo livello.
Che cosa successe
È il 12 ottobre del 2002 e Audrey Mestre si appresta a tentare di raggiungere in No Limits la profondità di 171 metri. Che ai tempi significava il record del mondo, sia maschile che femminile.
Pipin è in acqua, accanto alla moglie. È lui a sganciare la slitta per dare il via alla discesa verso gli abissi. Ma si accorge che qualcosa non sta andando per il verso giusto quando sente, tramite il cavo d’acciaio, che la slitta atterra sul piattello, sul fondo. È un atterraggio troppo violento, come se Audrey non avesse iniziato a gonfiare il pallone di sollevamento con il dovuto anticipo, per attutire il colpo.
Audrey non può gonfiare il pallone perché la bombola è scarica. Interviene il subacqueo d’appoggio, il francese Pascal Bernabè. Non appena si accorge che il tentativo è vano inizia, tramite l’erogatore di emergenza, a inserire aria manualmente nel pallone. Ma, a causa della profondità e della pressione, riesce a malapena a far si che il pallone faccia risalire Audrey lentamente. Troppo lentamente.
Audrey risale, sollevata dalla scarsa forza del pallone, sino a 120 metri. Ma ormai è senza respiro da quasi cinque minuti e perde contatto con il cavo d’acciaio di risalita, forse a causa della forte corrente. Pascal se ne accorge la raggiunge e l’accompagna sino alla quota dei 90 metri, dove dovrebbe esserci il secondo subacqueo d’appoggio. Un tal Vicky, cubano e amico di Pipin. Respira aria.
Ma Vicky non c’è e Pascal non può risalire così in fretta. Rimane con Audrey, non l’abbandona.
In superficie il tempo passa inesorabile. Pipin chiede a gran voce una bombola. Gli arriva una bombola senza erogatore. Finalmente gli consegnano un equipaggiamento per immergersi. Scende velocemente, incontra Pascal con Audrey in braccio. Pipin la prende con sé e risale come un pazzo, abbracciato a lei. E riemerge, quasi come un esplosione. Con la mano protesa verso l’alto, con la testa di Audrey poggiata sul palmo.
Ma è troppo tardi. La trasportano sul catamarano, non c’è un medico per rianimarla. A bordo di un barchino, Audrey viene trasportata al villaggio e, successivamente, all’infermeria. Dove non potranno far altro che constatare la morte.
Domande e conclusioni
Una ventina di giorni dopo l’incidente la IAFD diramò un bollettino contenente la cause che portarono alla morte di Audrey. Segnalarono una somma di eventi ma non si fece menzione alla bombola scarica ma solo ad un malfunzionamento del pallone di sollevamento.
Nessuno menzionò Vicky, il subacqueo d’appoggio che non era al suo posto. E nessuno seppe più nulla di lui. Nessuno parlò più di questa disgrazia sino a quando Carlos Serra, l’ex amico e socio di Pipin, non decise di scrivere la sua verità.
Ma qui le verità sono davvero troppe e nessuno saprà mai quale sarà quella giusta. Sul suo account Instagram, Pipin dice che presto uscirà una serie di otto puntate nella quale si farà finalmente chiarezza su questo drammatico evento. E sarà prodotta sempre da Netflix, come Senza Limiti.
Guarda il video con le dichiarazioni di Pipin
Avremo una nuova versione dei fatti che, sicuramente, Carlos Serra disconoscerà.
Nessuno è mai stata indagato per questa storia, ma nel frattempo Audrey Mestre è morta a soli 28 anni.
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