United Nations Ocean Conference. Un agognato accordo per una nuova dichiarazione politica per salvare gli oceani. Il riconoscimento del fallimento collettivo porta a riaffermare gli impegni nella speranza che con la Blue Economy i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile e l’obiettivo 14 diventino realtà. E poi c’è quel tentativo di dar voce ai giovani…
Lisbona, Portogallo
Dopo una settimana di dibattiti ed eventi, a Lisbona, in Portogallo, si è conclusa la Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani. Con l’accordo dei governi e dei capi di Stato su una nuova dichiarazione politica per salvare gli oceani.
Più di 6.000 partecipanti, tra cui 24 capi di Stato e di governo, e oltre 2.000 rappresentanti della società civile hanno aderito alla conferenza. Chiedendo un’azione urgente e concreta per affrontare la crisi degli oceani.
La Conferenza sugli oceani
La Conferenza sugli oceani, ospitata dai governi di Kenya e Portogallo, giunge in un momento critico. In cui il mondo sta intensificando gli sforzi per mobilizzarsi, creare e attuare soluzioni al fine di raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030.
Tale conferenza è una delle prime pietre miliari del “Decennio d’azione per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”. Lanciata dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, fornirà soluzioni innovative basate sulla scienza. Di cui c’è grande bisogno, per aprire un nuovo capitolo nell’azione globale per gli oceani.
Riconoscendo il “fallimento collettivo” del passato, i leader mondiali hanno chiesto un maggiore sforzo per garantire che venga affrontato lo stato disastroso degli oceani. E hanno ammesso di essere “profondamente allarmati dall’emergenza globale che gli oceani devono affrontare”
Alla cerimonia di chiusura, il Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite per gli Affari Legali Miguel de Serpa Soares si è congratulato per il successo della conferenza. “Ci è stata data l’opportunità di discutere questioni cruciali e di generare nuove idee”.
Ha inoltre evidenziato il lavoro che resta da fare e la necessità di intensificare gli sforzi per ripristinare gli oceani. Aggiungendo che è essenziale invertire subito la tendenza.
Fallimento collettivo
Purtroppo, ammettere il fallimento collettivo nel raggiungere gli obiettivi relativi agli oceani, ha costretto i leader a rinnovare il loro impegno e ad agire con urgenza. Cooperando a tutti i livelli per raggiungere pienamente gli stessi il prima possibile.
Tra le sfide che l’oceano deve affrontare vi sono l’erosione costiera, l’innalzamento del livello del mare, il riscaldamento e l’acidificazione delle acque, l’inquinamento marino, lo sfruttamento eccessivo degli stock ittici e il declino della biodiversità marina.
Riconoscendo che il cambiamento climatico è “una delle più grandi sfide del nostro tempo” e che “è necessaria un’azione decisa e urgente per migliorare la salute, la produttività, l’uso sostenibile e la resilienza degli oceani e dei loro ecosistemi”, gli alti responsabili politici riuniti a Lisbona hanno sottolineato che le azioni scientifiche e innovative, così come la cooperazione internazionale, sono essenziali per fornire le soluzioni necessarie.
Riaffermare gli impegni
Ribadendo che l’oceano è fondamentale per la vita sul nostro pianeta e per il nostro futuro, i firmatari hanno sottolineato la particolare importanza di attuare l’Accordo di Parigi del 2015 e il Patto per il clima di Glasgow dello scorso novembre 2021. Per contribuire a garantire la salute, la produttività, l’uso sostenibile e la resilienza dell’oceano.
Ambienti marini sani e resilienti sono alla base della regolazione del clima e dello sviluppo sostenibile, con il potenziale di produrre cibo ed energia per miliardi di persone.
In occasione della conferenza, più di 100 Stati membri si sono impegnati volontariamente. A preservare o proteggere almeno il 30% degli oceani del mondo in aree marine protette e in altre misure efficaci di conservazione entro il 2030.
I punti chiave
In particolare gli Stati membri si sono soffermati sull’esigenza di proteggere il 30% o più delle aree marittime nazionali entro il 2030 e raggiungere la neutralità del carbonio entro il 2040. Inoltre hanno proposto di ridurre l’inquinamento da plastica, aumentare l’uso di energia rinnovabile. E infine stanziare finanziamenti sostanziali per la ricerca sull’acidificazione degli oceani. Per i progetti di resilienza climatica e per il monitoraggio, il controllo e la sorveglianza.
La Blue Economy
Quest’ultimo aspetto è molto rilevante. Poiché è stato evidenziato che è necessario trovare soluzioni finanziarie innovative per sostenere la Blue Economy. Ovvero un’economia sostenibile che poggia su approcci ecosistemici per la resilienza, il ripristino e la conservazione degli ecosistemi costieri.
L’economia blu è tutt’oggi una parte importante della sicurezza futura dell’umanità. Affermando questo, l’inviato speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per gli oceani, Peter Thomson, ha chiesto di dedicarle maggiori risorse finanziarie.
Thomson ha aggiunto che il 2022 si sta rivelando un “grande anno”, invitando i giovani a partecipare a tutte le discussioni sul futuro degli oceani.
Dare voce ai giovani, alle donne e alle popolazioni indigene
I leader chiedono una partecipazione significativa delle comunità locali. Riconoscendo il ruolo importante delle conoscenze, delle innovazioni e delle pratiche tradizionali e locali detenute dalle popolazioni autoctone. Nonché il ruolo delle scienze sociali nella pianificazione, nel processo decisionale e nell’attuazione.
Resilienza ambientale va di pari passo con l’uguaglianza di genere: al rispetto reciproco tra esseri umani sussegue il rispetto consapevole nei confronti della natura.
I giovani e più particolarmente le giovane donne devono essere maggiormente coinvolte poiché la loro partecipazione piena, paritaria e significativa. È essenziale per progredire verso un’economia sostenibile al fine di raggiungere l’Obiettivo 14. Quello di “conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile”. La conferenza ha concluso che “ripristinare l’armonia con la natura attraverso un oceano sano è essenziale per il pianeta“.
Obiettivo 14
Viene sottolineato l’importanza di mettere le nuove generazioni in condizione di comprendere la “necessità di contribuire alla salute degli oceani”. Anche nel processo decisionale, promuovendo e sostenendo un’istruzione di qualità e l’apprendimento permanente per l’alfabetizzazione oceanica.
Le parti interessate sono state invitate ad attuare le loro ambizioni e a mettere in atto un’azione concertata per accelerare l’attuazione dell’Obiettivo 14.
17 obiettivi di sviluppo sostenibile
Tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite, nel 2015, hanno adottato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile . Fornisce un modello condiviso per la pace e la prosperità delle persone e del pianeta, ora e nel futuro.
Esso raccoglie i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG). Un appello urgente ad una cooperazione globale tra tutti i paesi, sviluppati e in via di sviluppo. Nel quale gli stessi riconoscono che rimediare alla povertà e ad ogni genere di privazioni deve andare di pari passo con strategie che migliorino la salute e l’istruzione.
Questi obbiettivi hanno, pertanto, lo scopo di ridurre le disuguaglianze e stimolare la crescita economica. Affrontando nello stesso tempo il cambiamento climatico, lavorando per preservare i nostri oceani e le nostre foreste.
Il Decennio delle Nazioni Unite sulla scienza oceanica per lo sviluppo sostenibile.
Considerata la notevole mobilizzazione per la salute dell’oceano da parte della comunità internazionale, nel 2017 è stato proclamato il “Decennio delle Nazioni Unite sulla scienza oceanica per lo sviluppo sostenibile”.
L’Alleanza per il Decennio degli Oceani mira a creare una rete di partner leader che possano dare l’esempio. E catalizzare il sostegno al Decennio in corso attraverso la mobilitazione mirata di risorse e il networking.
Riunisce scienziati, governi, imprese e industrie, fondazioni filantropiche, agenzie delle Nazioni Unite e molte altre parti interessate. Provenienti da diversi settori per generare le conoscenze scientifiche e sviluppare le partnership necessarie a sostenere un oceano ben funzionante, produttivo e sostenibile.
Pertanto, il traguardo del Decennio delle Nazioni Unite per la scienza oceanica e per lo sviluppo sostenibile (2021-2030) è di costruire e applicare la scienza di cui il pianeta ha bisogno.
Le forze attive
La Commissione Oceanografica Intergovernativa (CIO) dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) è la forza attiva dello sviluppo del Decennio. La sua missione è di generare ed utilizzare le conoscenze per l’azione di trasformazione. Necessaria a raggiungere un oceano sano, sicuro e resiliente per lo sviluppo sostenibile entro il 2030 e oltre.
A tal fine, il quadro del Decennio è stato concepito per consentire una gestione ottimizzata degli oceani. Per ripristinare gli stock ittici, per mobilitare l’azione a favore di una pesca e di un’acquacoltura sostenibili e per ottenere cibo di qualità a sufficienza per tutti.
Inoltre, mira a ridurre l’inquinamento marino di ogni tipo, sia terrestre che marino, a garantire una protezione marina più efficace, a sviluppare e attuare misure di adattamento ai cambiamenti climatici, a ridurre il rischio di disastri e gli effetti dell’innalzamento del livello del mare e a ridurre le emissioni del trasporto marittimo.
Dopo Lisbona
Miguel de Serpa Soares ha aggiunto che la Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani non sarà l’unico momento di rilievo di quest’anno.
Nei prossimi mesi avranno luogo altri eventi cruciali che offriranno molte opportunità per dimostrare l’impegno preso e l’ambizione di invertire la rotta per la sostenibilità degli oceani.
Dopo l’evento di Lisbona, la strada per salvare i nostri oceani continuerà attraverso la Conferenza Intergovernativa e la redazione di un Trattato sulla biodiversità marina che vada oltre le giurisdizioni nazionali. Sono anche previsti altri negoziati sul quadro globale per la biodiversità post-2020. Nonché sull’aumento dei finanziamenti per il clima e le azioni di adattamento alla COP27 in Egitto.