Una crociera subacquea tra Corsica e Capraia, da giovedì a domenica. Quattro indimenticabili giorni a bordo del Frala, cullati dal mare. Otto immersioni sulle secche selvagge del nord della Corsica e nelle acque blu cobalto di Capraia.
La partenza
Sono le sette di sera di mercoledì 11 maggio quando, finalmente, Andrea Di Vaira approda a Chiavari a bordo della sua fiammante autovettura. Per passare da me e per accompagnare il povero narratore ha scelto di sfidare il traffico tentacolare di Genova e delle disastrate autostrade liguri.
Ma ormai ci siamo, carico la mia attrezzatura e ripartiamo alla volta del porto Calata de’ medici di Rosignano Solvay. Ci aspettano quattro fantastici giorni di crociera subacquea sul Frala.
Ma, prima di tutto, ci aspettano i nostri compagni di viaggio che sono stati più rapidi di noi e sono già in porto e hanno addirittura prenotato un tavolo per la cena. Sono i ragazzi del Club Subacqueo Atlantis. O meglio, sono una piccola rappresentanza di quel gruppo.
Il piede pesante del mio buddy ci conduce a Rosignano in meno di due ore e se qualche amico appartenente alle forze dell’ordine leggerà questo racconto sappia che “sto scherzando…”
La cena è piacevole, finalmente rilassante e mi permette di entrare subito in sintonia con il resto dei ragazzi che saranno con me in barca.
Giovedì mattina
Sono quasi le 7 quando, dalla cuccetta della mia cabina, che inizia ad essere illuminata dal sole che nasce, sento i motori del Frala accendersi. Sono ancora intontito, sono andato a letto tardi e la prima notte in mare non è stata molto riposante. Decido di girarmi dall’altra parte e di provare a prendere di nuovo sonno, cullato dalle onde e dal rumore, in sottofondo, dei motori.
Quando mi sveglio Capraia è davanti a noi e si sta avvicinando sempre di più. Le sue rocce ambrate, ricoperte dalla vegetazione mediterranea, si stagliano in un mare blu cobalto. Ma non ho molto tempo per ammirarla, inizio a sentire il rumore metallico di ferraglia della catena dell’ancora che lentamente scende sul fondale.
Lo Scoglione
Siamo ormeggiati sullo Scoglione, quasi di fronte alla Baia dei Porcili, dove uno scoglio isolato, che a dire il vero non è di grosse dimensioni, staccato dalla costa si erge verso la superficie.
Qui sotto trovo molti crinali rocciosi, separati da ampie spaccature che planano delicatamente su lingue di sabbia chiara. Le castagnole danzano al ritmo della scarsa corrente formando delle nuvole colorate che dondolano nel blu. Tra le spaccature qualche piccola cernia ci osserva guardinga per poi sparire in un baleno all’interno di qualche tana sicura. Qui si pesca e queste bestie conoscono bene il pericolo. È più facile, e anche più divertente, cercare tra le rocce qualche murena o qualche granseola che si muove pigramente tra i piccoli massi alla ricerca dell’effimera sicurezza che solo la posidonia può garantire loro.
Direzione Corsica
Il cielo è terso ma un leggero e fresco venticello ci consiglia di ripartire e di raggiungere la Corsica prima che il mare inizi a rendere fastidioso il nostro viaggio. L’ancora risale con il suo sinistro rumore, i motori si riaccendono e la nostra prua si dirige verso ovest dove il famoso “dito della Corsica” va a spegnersi nel Tirreno, proprio di fronte all’ isoletta della Giraglia.
Nel frattempo, è ora di pranzo e Sara inizia a farsi conoscere dal gruppo presentando a tavola le sue delizie. Ci raggiunge anche Paolo, il nostro comandante, per un augurale brindisi di benvenuto. Gli altri due della ciurma, Lisa ed Andrea, li abbiamo già ampiamente conosciuti. Lisa è ovunque e coordina tutto, Andrea è colui che si occupa di tutta la logistica della barca dedicata alla subacquea.
Un’oretta dopo, stiamo doppiando Capo Corso ed iniziamo a scendere verso sud. Ci fermiamo di fronte a Centuri, un affascinante villaggio di origine romana che trova il suo fulcro in un coloratissimo porticciolo frequentato dai pescatori locali. La pesca dell’aragosta di Centuri è famosa in tutta il Mediterraneo.
La secca di Centuri
La chiamano secca ma in realtà è una vastissima montagna non emersa. Una bellissima montagna con la base negli abissi, a mille metri di profondità, e con il sommo a -13. È il banco di Centuri e noi ci siamo ormeggiati sopra. È così vasto che sott’acqua fai davvero fatica a capire che sei su una secca.
Cerchiamo di orientarci tra pinnacoli che scendono ripidi su un pianoro ricoperto da posidonia e imponenti muri di roccia ricoperti da spugne colorate e dai polipetti gialli delle margherite di mare. Qui, oggi il pesce latita. Qualche corvina ci ronza intorno e le castagnole si muovono nervose nel blu. Non capisco se stanno per presagire un attacco di qualche predatore o se hanno paura anche di noi, rumorosissimi subacquei.
Portiamo in superficie qualche scatto fotografico di una bellissima murena e di qualche colorato nudibranco.
Non ho trovato alcuna traccia delle famosissime aragoste. Le avranno forse prese tutte?
La prima notte in rada
È pomeriggio inoltrato, quando risaliamo in superficie, in ordine sparso. E mentre, lentamente, secondo i ritmi dettati da una vacanza, ci togliamo l’equipaggiamento di dosso e ci cambiamo il nostro comandante ha già riacceso i motori per portarci verso sud, verso Calvi, alla ricerca di una rada, dove riposare e passare la nostra prima notte in mare.
Il moto ondoso è totalmente assente e anche i più deboli di stomaco possono finalmente rilassarsi al sole, sul deck. Ma il vero piacere è l’aperitivo che troviamo pronto in tavola. Un paio di spritz fanno salire alle stelle il morale della truppa che si appresta alla cena e ai passaggi successivi: limoncello e branda.
Venerdì mattina
Con una tazza di caffè in mano, sto rimirando, dai finestrini della dinette, la costa corsa alla mia sinistra. Il faro, posto sulla punta di Calvi, si sta lentamente allontanando mentre il Frala si sta dirigendo verso mare aperto, alla ricerca del punto esatto, dove, a 24 metri di profondità giace il relitto di un aereo.
Il B17 di Calvi
Ogni relitto ha una sua storia e, spesso, un suo dramma. Liquidarlo in fretta, all’interno di questo racconto, non è da me. Vi chiedo di pazientare qualche giorno, ve lo racconterò dettagliatamente e cercherò di rendere onore a questa fortezza volante.
Qui vi racconto solo che il mio buddy era speciale. Si chiama Christian, ha 14 anni e una faccia da furbetto, di quelli che nonostante l’età la sa già lunga. Qui tutti lo chiamano il Nano. Scende in acqua con la stagna e con i guanti stagni, ha un trim più che perfetto e dimostra una tranquillità da veterano.
Ecco, io non mi lamento della mia vita ma se potessi tornare indietro di una quarantina d’anni sceglierei di essere il Nano. Solo e semplicemente perché avrei scoperto la subacquea ancora prima di quanto ho fatto.
La Revellata
Una piccola penisola sembra staccarsi dalla Corsica spingendosi verso nord. La sua punta, illuminata da un fanale, si staglia sull’acqua al nostro orizzonte. Noi siamo ormeggiati su questa secca, che sott’acqua è ricca di canyon, picchi, corridoi, terrazzamenti e dislivelli vertiginosi.
Appena metto il muso sott’acqua mi rendo conto di essere finalmente immerso in un posto selvaggio del Mediterraneo. La vastità dell’ambiente è popolata da pesce attento ai dettagli, abituato alla pesca e quindi diffidente verso tutto e verso tutti. Il bello lo si deve ricercare, con pazienza, attenzione ai particolari, esperienza ed un po’ di culo. E, soprattutto, in mezzo alla corrente.
Le cernie escono dalle tane incuriosite, attendono immobili ma sono pronte a fuggire al primo segnale di pericolo. Le castagnole sono in fibrillazione, nuotano in grossi banchi muovendosi all’impazzata. Ecco i dentici, due, tre. Nuotano poderosi e si infilano nella nuvola di pesciolini.
Poco oltre, uno dei tanti canyon. Lo attraverso, sorvolando la posidonia. Incontro un avvallamento, dove tutto è placido e tranquillo. Qui non c’è corrente e si pinneggia a ritmo blando. Tra piccoli e grandi massi nuotano le corvine e i saraghi. Incoscienti di quello che sta succedendo qualche metro più in là. O forse sono coscienti di tutto ciò e hanno semplicemente scelto di vivere in un mare più tranquillo.
C’è ancora molto da raccontare. C’è ancora molto da ammirare. C’è da andare ancora sott’acqua. Ci aspettano altri due fantastici giorni a bordo di Frala. Ci aspettano altre quattro immersioni. Rimanete sintonizzati. Le troverete qui, martedì prossimo.