Il contratto sociale tra l’uomo ed il mare nasce in Sicilia, grazie ad un consorzio. CO.GE.PA è un meraviglioso esempio di integrazione tra società, enti e persone che vivono grazie al mare. E che hanno deciso di rispettarlo.
CO.GE. P.A. -CASTELLAMMARE DEL GOLFO E PALERMO OVEST- è un consorzio di indirizzo, coordinamento e gestione tra imprese della pesca costiera, locale, artigianale e ravvicinata di Castellammare del Golfo e Palermo Ovest.
È stato promotore ed attuatore di diversi Piani di Gestione Locale introdotti con la programmazione Europea attuata mediante il Fondo Europeo per la Pesca 2007-2013 e dal Fondo Europeo per gli Affari Marittime e la Pesca 2004/2020.
I vertici di Co.Ge.P.A.
Ai vertici del Co.Ge.P.A ci sono il Presidente, Sig. Salvatore Lucido e il Responsabile del Comitato Tecnico- Scientifico Dr. Marco Toccaceli. Che, forti delle loro esperienze professionali rispettive hanno saputo portare avanti tale progetto fino alla sua concretizzazione malgrado i numerosi ostacoli, amministrativi, sociali ed ambientali, incontrati lungo il percorso. Insieme hanno dato origine a Co.Ge.P.a, il contratto sociale tra l’uomo ed il mare.
Il Presidente
Il Capitano Toti Lucido è nato nel 1964 ed è un isolano a tutti gli effetti. Appartenendo ad una delle famiglie più antiche di Isola delle Femmine (Pa), è stato Ufficiale di Coperta. E nella buona tradizione degli abitanti di Isola, per qualche anno ha esplorato tutti i mari del mondo. Al livello politico locale è stato Assessore del Comune ed ha fatto parte del Cda dell’Area Marina Protetta Capo Gallo- Isola delle Femmine.
Dal 2011 è Presidente del Co.Ge.P.A. ed è senza dubbio la memoria storica della pesca palermitana degli ultimi 50 anni.
Dalle diverse collaborazioni con la facoltà di biologia di Palermo è avvenuto l’incontro con il Dott.Toccaceli dal quale scaturirà il Piano di Gestione Locale citato di cui sopra.
Il responsabile del Comitato Tecnico-Scientifico
Marco Toccaceli, titolare di un dottorato di ricerca in Biologia Marina e in Scienze Ambientali Marine, è il Managing Senior Partner della “C.R.E.A. – Cooperativa Ricerche Ecologiche ed Ambientali“. È una società cooperativa, nata a Palermo nel 1986. Con il fine di raccogliere, in una organizzazione autonoma di lavoro, le esperienze professionali maturate da biologi marini presso istituti universitari nazionali ed esteri nel campo della ricerca scientifica applicata alla gestione e valorizzazione delle risorse naturali ed all’analisi ambientale.
C.R.E.A. Cooperativa Ricerche Ecologiche ed Ambientali
Gli ambiti in cui interviene la C.R.E.A sono numerose. Riguardano tra l’altro: il campionamento, l’analisi e lo studio delle acque, del plancton, dei microrganismi, della fauna ittica e invertebrata, del Fitobenthos e dello Zoobenthos. Nonché la realizzazione di banche dati (parametri biologici e chimico-fisici delle acque, problematiche legate alla pesca costiera), di geomorfologia dei fondali marini e di piani di gestione integrata di zone costiere e marittime.
La C.R.E.A., iscritta all’Anagrafe Nazionale delle Ricerche del Ministero della Pubblica Istruzione, ospita da anni, grazie ad una convenzione con l’Università di Palermo, studenti laureandi dei corsi di laurea di Scienze Ambientali, Gestione delle Risorse marine e Biologia marina. Per l’esecuzione di tirocini formativi e tesi di laurea di 1° e 2° livello.
La nascita di CO.GE.PA
In una prima programmazione (FEP 2007-2013) è stata introdotta la c.d. Misura 3.1 – “Azioni collettive”. Che ha portato alla realizzazione di alcuni PdGL nel territorio costiero siciliano. In tale occasione è stato fondato il “CO.GE.PA. CASTELLAMMARE DEL GOLFO E PALERMO OVEST”.
Successivamente, il Dipartimento Pesca Mediterranea della Regione Siciliana, nell’ambito del regolamento (UE) n. 508/2014 “Innovazioni nel settore della pesca”, ha promosso l’aggiornamento di un PdGL, di seguito alla manifestazione d’interesse della stessa Co.Ge.P.A. Con il fine di contribuire, in modo sostenibile, ad una migliore gestione e conservazione delle risorse ittiche. Attraverso la gestione e controllo delle condizioni di accesso alle zone di pesca.
Il PdGL Piano di gestione locale dell’unità gestionale di Palermo Ovest e Isola di Ustica
È stato quindi attuato il PdGL “Piano di gestione locale dell’unità gestionale di Palermo Ovest e Isola di Ustica”. A cui è seguito un triennio di monitoraggio delle misure in esso inserite.
Il PdGL, attualmente in vigore, è stato approvato dal Dipartimento Pesca della Regione Siciliana (DDG 178/2012). Successivamente adottato dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali (D.D. 2/2012). Ed è diventato operativo con due Ordinanze della Capitaneria di Porto di Palermo (n. 22/13 e n. 51/13).
La stesura di un piano di gestione così complesso doveva innanzitutto tenere conto del fatto che l’area di interesse insiste in contesti produttivi artigianali costieri. Caratterizzati dalla multi-specificità delle risorse, la stagionalità e la diversificazione delle attrezzature per la cattura.
Tali circostanze hanno reso molto arduo adottare strategie di gestione associate con l’introduzione di diritti di proprietà sulle catture, cioè di quote di pescato. Tuttavia, è stato possibile stabilire delle regole di gestione condivise dagli attori del sistema. In modo che essi stessi possano dar vita ad una organizzazione dello sfruttamento in grado di tutelare meglio le risorse e aumentare la rendita che da queste deriva.
Il Governo d’Impresa
Durante la lettura dalla documentazione fornitami, ho intravisto che, l’elaborazione di questo progetto destinato alla sostenibilità biologica, sociale ed economica dell’area in questione. Il cui conseguimento poggia sull’attribuzione di un “potere di gestione” a favore degli stessi attori del sistema e delle loro generazioni futuri. Richiama il concetto economico-imprenditoriale chiamato “Governo d’Impresa” sul quale vorrei soffermarmi brevemente.
Di fatto, ogni azienda, qualsiasi sia la sua dimensione o il settore in cui interviene, ha alla base del suo funzionamento un insieme di regole, processi e sistemi.
L’obiettivo di esso è la corretta gestione dell’organizzazione. Dunque una efficiente applicazione del cosiddetto “Governo d’Impresa”, termine che molto spesso viene indicato con la traduzione inglese di “Corporate Governance”.
Si tratta di un concetto abbastanza complesso che raffigura il sistema attraverso il quale le società sono dirette e controllate. Un’idea che assume una certa connotazione astratta. Ma che trova altrettanti risvolti pratici nella vita quotidiana sia nella gestione aziendale che, a pensarci bene, nella gestione della propria famiglia!
Per farla breve, la “Corporate Governance” è un sistema organizzativo basilare per ogni realtà, attraverso il quale un gruppo di persone viene gestito, diretto e controllato.
In effetti, si parla dell’insieme di strumenti, regole e sistemi, che appartengono ad un’ente, sia pubblico sia privato. E che abbia come scopo, una gestione corretta nonché un’efficiente organizzazione.
Si fonda su una struttura piramidale ma basata sull’equità e l’equilibrio delle forze coinvolte. Che influisca sulle decisioni dell’impresa e finalizzata al raggiungimento di obiettivi, definendone le modalità.
L’obiettivo principale è innanzitutto quello di facilitare una gestione efficace e prudente dell’azienda. Al fine di garantirne il successo a lungo termine.
Ma la caratteristica prevalente nonché fondamentale di tale sistema è garantire la trasparenza e la responsabilità all’interno delle strutture coinvolte. Lavorando a beneficio di tutti gli interessati nel rispetto di standard etici accettati e delle leggi formali.
Parità di trattamento
Di conseguenza, tutti gli azionisti devono essere trattati in modo equo. Cioè, ogni parte deve rispettare i propri obblighi attraverso un codice di condotta predefinito e politiche aziendali trasparenti. Tutto ciò consentirà di minimizzare i conflitti di interesse tra gli attori principali ossia gli azionisti (shareholders), il consiglio d’amministrazione (board of directors) e la direzione aziendale (management). Che sorgono in genere quando le parti coinvolte hanno opinioni opposte sul modo in cui l’attività dovrebbe essere condotta!
In ogni caso bisogna essere fiduciosi nel confronto proficuo e consapevole delle esigenze pratiche di tutti componenti. Soprattutto quando il traguardo mira alla sostenibilità ambientale e di conseguenza anche umana.
La missione di CO.GE.PA
Pertanto, la missione del “CO.GE.PA. CASTELLAMMARE DEL GOLFO E PALERMO OVEST”, che risiede nell’esercizio di un diritto di uso territoriale, trova sostanza nella adozione di piani di gestione locali. Articolati in misure tecniche e gestionali oltre che nell’ individuazione di misure di sostegno sociale ed economico consentite dalle normative in vigore. Qui nasce il contratto sociale tra l’uomo ed il mare.
Particolare interesse rivestono tali piani in quanto raffigurano piani regolatori del mare. Nonché modelli di sviluppo integrati con le realtà operative e professionali di un determinato territorio.
Di fatto, valorizzando le specificità areali, i piani regolatori completano il processo di modernizzazione del settore ittico. Puntando sulla salvaguardia dei livelli occupazionali e reddituali e dalla sostenibilità ambientale.
Appare quindi pacifico che il sistema gestionale proposto nel PdGL predisposto dal Co.Ge.P.A. “Castellammare del Golfo e Palermo Ovest” trovava fondamento nella istituzionalizzazione di un dialogo privilegiato. Fra l’autorità di gestione amministrativa pubblica, gli organismi di ricerca e il Consorzio promotore dello stesso e, non è difficile immaginare, l’immenso lavoro svolto per attuare la sua stesura!
L’intervento più importante
Tra gli interventi opportuni il più importante è quello di trovare il modo di fare rispettare le leggi esistenti. In particolare il rispetto delle taglie minime di cattura e il non uso di metodi di pesca illegali.
Al fine di raggiungere tali obiettivi, due tipi di interventi sono stati previsti. Un maggiore controllo da parte delle autorità competenti e una maggiore sensibilizzazione nonché coinvolgimento di ogni tipologia di pescatori sui problemi ambientali.
Il coinvolgimento delle marinerie
In effetti, le modalità di approccio sono state attuate attraverso, innanzitutto, il coinvolgimento di almeno il 70% delle marinerie aderenti al Piano. Ed a titolo esemplificativo ma non esaustivo si può citare alcune delle misure più rilevanti intraprese:
– Riunioni preliminari e operative fra esponenti delle marinerie interessate al PdGL e operatori della ricerca scientifica, per la divulgazione delle misure, la creazione dell’Organismo di Governance, l’identificazione delle problematiche e le proposte gestionali ;
– Raccolta documentale (licenze, elenchi CP, bibliografia scientifica e tecnica, cartografie tematiche, normativa esistente, ecc.) e organizzazione dei dati in G.I.S. (Geographical Information System);
– Individuazione e scelta degli indicatori biologici e socio-economici adatti alla valutazione ex-ante ed ex- post;
– Riesame dei contenuti e delle proposte gestionali con la Ricerca scientifica e con le marinerie;
– Approvazione del PdGL da parte del Consiglio di Amministrazione del Co.Ge.P.A. e dell’Organismo di Governance e in fine presentazione del Piano di Gestione Locale al Dipartimento Pesca della Regione Siciliana.
Un modello di “cogestione”
La distribuzione di competenze e responsabilità determinata in funzione degli obiettivi e dei fattori interni ed esterni esistenti nell’area, configura un modello di “cogestione”. Tra Autorità amministrativa, Autorità di Gestione, Comunità locale e ogni operatore del sistema interessato. Un’imprescindibile “Shared Management” abbinato al trasferimento di competenze, e quindi anche di diritti, dall’autorità pubblica a favore delle comunità locali.
Notiamo che il modello di gestione adottato, studiato nei minimi dettagli al fine di una maggiore tutela socio-economico-ambientale è molto simile al modello gestionale aziendale di “Governo d’Impresa” accennato cui sopra. Ed insieme al famoso contratto sociale tra l’uomo ed il mare.
Rispetto al PdGL precedente (2012-2015), il nuovo piano contiene misure aggiuntive ed integrative legate all’esperienza già in corso nonché al sorgimento di nuove esigenze ambientali:
- Fare rientrare l’attività di pesca nei “Biological Limit Reference Point”. Ossia una sostenibilità di medio/lungo periodo attraverso la regolazione delle modalità di accesso e dei tempi di pesca all’interno della fascia delle 12 miglia.
- Monitorare le attività di pesca finalizzati all’acquisizione degli elementi gestionali utili. Per la valorizzazione, tutela e ottimizzazione del prelievo nell’ottica di una pesca sostenibile e responsabile
- Sensibilizzare tutte le categorie portatrici di interessi nella filiera pesca ai principi della cogestione. Al fine di migliorare la capacità reddituale delle imprese di pesca.
- È prevista, nei limiti delle disponibilità finanziarie e delle disposizioni di legge, la corresponsione del minimo monetario. Garantito ai marinai imbarcati, mediante l’attivazione della Cassa Integrazione Guadagni (CIG). Nonché un corrispettivo per le imprese a titolo di contributo per la manutenzione delle imbarcazioni.
- Regolamentare e valorizzare le attività di pesca condotte tradizionalmente dell’area. Anche alla luce delle nuove opportunità offerte dall’UE.
Il problema della pesca a strascico
®E’ interdetta la pesca a strascico all’interno della batimetrica dei 100m e sulle praterie di Fanerogame marine. In ogni caso tale tipologia di pesca deve osservare un riposo settimanale (sabato e domenica), nelle festività e senza recupero per il maltempo.
I pescatori dello strascico lamentano la forte presenza di rifiuti ingombranti e inquinanti sul fondale, che ostacolano le attività e molto spesso rovinano il prodotto.
Infatti, è stato riferito un progressivo decremento in numero e dimensioni delle catture e, inoltre, un eccessivo costo del carburante.
® La Pesca alla Lampuga con ausilio di “cannizzi”
È un metodo di pesca tradizionalmente usato in Sicilia. Esercitato al largo su alti fondali con reti da circuizione, senza chiusura e rivolto alla cattura di pesce pelagico. Come la lampuga, il pesce pilota e la ricciola. La pesca con i “cannizzi”, molto importante economicamente per la pesca artigianale, presenta alcune problematiche. Sono quelle legate all’inizio sempre più precoce dell’attività, all’intralcio alla navigazione, al conflitto con la pesca con i palangari derivanti e all’abbandono in mare delle attrezzature a fine stagione.
Nella gestione vengono individuate aree specifiche sulle quali ancorare i “cannizzi”. E ne saranno programmati il numero, la posizione e la messa in opera.
E stato disposto l’obbligo del recupero degli ormeggi dei “cannizzi nonché dell’uso di cime biodegradabili. Al fine di minimizzare l’impatto che le cime recise e la perdita dei galleggianti potrebbero avere sul fondale e sull’ambiente.
®Pesca ricreativa e dilettantistica
Esiste il problema, sempre più in espansione, dell’utilizzo illegale delle risorse alieutiche da parte di operatori celati sotto le vesti di “dilettanti”. Allora sono stati proposti: l’introduzione della licenza di pesca e di sistemi di identificazione delle imbarcazioni dedite alla pesca ricreativa e dilettantistica, la proibizione totale del palangaro derivante e fisso per la pesca ricreativa e dilettantistica. Nonché la limitazione al sabato e la domenica e festivi. Ed è stato istituito il divieto di pesca ricreativa e dilettantistica a traina nei mesi di agosto e settembre. Per tutelare i giovanili di ricciola e di tonno rosso.
Un intervento speciale
In realtà, il progetto del CO.GE.PA. non si è fermato ad elencare problemi legati alla pesca sulla costa palermitana e i danni arrecati all’ambiente. Sono state proposte soluzioni e misure idonee al fine di affrontare le problematiche evidenziate e poi concretamente messe in atto.
Tra esse, vorrei parlarvi di un intervento, che mi sta particolarmente al cuore svoltatosi, nel mese di ottobre 2021, nelle acque di Isola delle Femmine (Pa). Un intervento che ritengo particolarmente rilevante e molto significativo in relazione alla “ratio” stessa del progetto CO.GE.PA. Ovvero coinvolgere tutte le forze attive di un territorio nel raggiungere un obbiettivo comune e proficuo a tutti.
In effetti, il CO.GE.PA, finanziato dall’Assessorato Regionale per la Pesca, prevedeva la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti marini. Nonché per la rimozione dai fondali degli attrezzi da pesca abbandonati.
L’intento è di proteggere e ripristinare la biodiversità e gli ecosistemi marini. In quanto, qualsiasi attività professionale è destinata a generare rifiuti assegnati a smaltimento nel rispetto delle normative in vigore. Quindi, il consorzio ha coinvolto tutti operatori del settore disponibili, i pescatori in primis, verso un’attività di pesca sostenibile.
L’Obiettivo Tematico n.6 (Accordo di Partenariato Italia 2014-2020 per l’impiego dei fondi strutturali e di investimento europeo) sostiene investimenti volti a “preservare e tutelare l’ambiente e promuovere l’uso efficiente delle risorse”. Sono, quindi, state definite azioni riguardanti la salvaguardia della biodiversità marina. Mediante il ripristino di aree degradate a causa dei rifiuti presenti sui fondali, e più particolarmente, azioni volte a ridurre il fenomeno delle c.d. “reti fantasma”.
Le reti fantasma
Purtroppo, la situazione dei nostri fondali marini è peggiore rispetto alle nostre spiagge. C’è un rapporto del 2009, realizzato dalla FAO (Organizzazione delle NU per l’alimentazione e l’agricoltura) e dell’Unep (programma delle NU per l’ambiente). Si afferma che ogni anno in tutto il mondo vengono disperse dalle 640.000 alle 800.000 tonnellate di attrezzi da pesca (reti, cordame, trappole, galleggianti, piombi, calze per mitilicoltura).
I danni arrecati si limitano all’inquinamento. Una volta abbandonate, tali attrezzature diventano vere e proprie trappole che occupano i fondali. O che, trascinate dalle correnti, continuano ad imprigionare e a pescare mettendo in pericolo la fauna e la flora marina. Ogni anno, circa 100.000 mammiferi marini e 10 volte di più per gli uccelli marini, muoiono a causa dell’intrappolamento in reti da pesca fantasma o ingestione dei relativi frammenti.
Ottobre 2021
Ebbene, durante il mese di ottobre 2021,sulla costa nord della Sicilia si è svolta un’imponente operazione di recupero che ha coinvolto pescatori, associazioni ambientaliste, esperti subacquei e biologi marini.
Con l’autorizzazione della capitaneria di Porto di Palermo n.07/2021, sono state avviate le attività di individuazione di attrezzi e reti da pesca presenti nei fondali dell’Area Marina Protetta di Capo Gallo-Isola delle Femmine. Ed il successivo recupero degli stessi, con l’ausilio dei subacquei dell’associazione Progetto Mare di Palermo. La C.R.E.A., ditta specializzata nella ricerca in biologia marina, e diverse unità da pesca locale aderenti al CO.GE.PA.
Al fine dell’emissione della precitata autorizzazione, l’ente promotrice ha dovuto giustificare di rigorosi requisiti di sicurezza. In relazione ai brevetti dei subacquei partecipi, ai motopesca coinvolti e alla salvaguardia del patrimonio naturale nonché culturale dell’Area Marina Protetta.
Inoltre, la CO.GE.PA ha anche dovuto richiedere all’Assessorato Territorio ed Ambiente di Palermo l’autorizzazione di posizionare n.1 scarrabile e n. 3 contenitori. Da utilizzare per la rimozione e la raccolta dei rifiuti recuperati, sul molo del porto di Isola delle Femmine.
Questi recuperi sono stati decisamente impegnativi sia per le dimensioni delle reti recuperate e per la loro natura. I biologi presenti hanno eseguito un’accurata valutazione degli organismi concrezionati sulla rete. Le specie sessili (fisse alla rete) protette e di grande valore ecologico, sono state liberate dalle maglie, rimosse dal substrato antropico.
Venerdì 4 marzo vi presenterò i due protagonisti di questa impresa. Stay tuned!!