Due immersioni a Y-40. Con le bombole, per arrivare alla massima profondità che puoi raggiungere in una piscina. Ed in apnea, per iniziare a guardarti dentro.
L’autostrada, davanti a me, corre dritta e piatta. La pianura è ovunque, intervalla città, paesi, piccoli borghi con un campanile, capannoni industriali, campi ed immensi frutteti.
Abano mi appare come una città fantasma. C’è poca gente per strada, non ci sono bambini che giocano nei parchi. I vapori escono dai tombini, dall’interno degli hotel, dai pozzi e dai piccoli corsi d’acqua.
La periferia di Montegrotto è un susseguirsi di strade lunghe, villette basse e campi arati.
Finalmente l’Hotel Millepini ed un cartellone interessante. C’è scritto: Y-40, your joy is measureless.
Y-40, il segno meno indica profondità mentre la Y rappresenta la pinneggiata di un apneista verso gli abissi. La scelta del logo ricalca appieno tutto ciò.
L’acqua ipertermale delle Terme Euganee
L’acqua ipertermale salso bromoiodica è la risorsa più preziosa di tutto il bacino euganeo. È di origine meteorica e sgorga dal sottosuolo a 87 gradi. Nel suo lungo fluire, a tremila metri di profondità, si arricchisce di sali minerali. Le terme di Abano e Montegrotto hanno qualità anti infiammatorie. Studi scientifici hanno dimostrato come non abbiano alcun effetto collaterale. L’alto contenuto di sodio, potassio, magnesio, iodio, bromo e silicio sono dei validi coadiuvanti per un buon recupero fisico ed emotivo.
Y-40: la piscina termale più profonda del mondo
Dal 2014, in queste acque ci si può anche praticare la subacquea.
Y-40 è stata costruita in soli 365 giorni, con un progetto interamente italiano. Fu inaugurata da Enzo Maiorca e con una profondità massima di 42,15 metri fu la piscina più profonda al mondo. Umberto Pelizzari ne certificò la profondità stabilendo il record mondiale di apnea in piscina.
Al suo interno sono contenuti 4,3 milioni di litri d’acqua geotermale e ci sono 60 metri tra grotte e caverne artificiali. Troviamo 8 piattaforme poste a diverse profondità ed uno scenografico tunnel trasparente che permette di attraversarlo. La temperatura dell’acqua è compresa in un range 32/34 gradi.
Oggi il record della piscina più profonda del mondo appartiene ad un impianto faraonico a Dubai. Y-40 rimane comunque la piscina termale più profonda.
Il mio regalo di Natale
Sotto l’albero di Natale, quest’anno ho trovato una busta. All’interno c’era un buono regalo per due immersioni ad Y-40!!
Arrivo a Montegrotto in un tardo pomeriggio della scorsa settimana. Sta imbrunendo, il freddo sta calando inesorabile. Entro finalmente in un ambiente caldo e confortevole. In reception espleto tutte le formalità e, zainetto in spalla, attraverso il tunnel trasparente che taglia la piscina, ad una profondità di circa 10 metri.
La mia immersione scuba ad Y-40
A bordo piscina un’assistente mi consegna l’attrezzature necessaria per immergermi. Io ho con me solo la maschera, il computer subacqueo e una maglietta termica in lycra.
Dopo un veloce briefing eccomi pronto per scendere subito nel pozzo verticale. Mi condurrà al mio personale record di profondità con le bombole in una piscina.
Sulle pareti che lo delimitano una scala metrica mi ricorda la profondità che sto via via raggiungendo, sino al punto più profondo: – 42,15 metri!! Sul fondo il logo di Y-40.
Ora si risale, rispettando attentamente la velocità di risalita, sino alla prima piattaforma, a 20 metri.
Qui l’ambiente è più vario, una serie di piazzole regolano i livelli di profondità. Danno luogo ad un susseguirsi di percorsi, attraverso massi, statue e grotte artificiali. Poi trovo un lungo tunnel trasversale, stretto e buio. È ideale per i corsi cave.
Poco più in alto c’è anche uno specchio, abbastanza esteso. Serve per gestire, curare e migliorare il mio assetto.
È un’ immersione tutt’altro che banale. La definirei curiosa, rilassante e molto divertente. E, soprattutto, al caldo…
Ci sono stato 55 minuti… Ci sarà un motivo. O no?
La mia prova di apnea
Il giorno successivo è il momento di provare l’apnea. Per me è quasi una novità, sono ormai più di 15 anni che non mi cimento con questa disciplina. Ai tempi dei miei primi brevetti subacquei, conseguiti con la CMAS, avevo imparato le capovolte e mi ero esercitato molto con la rana subacquea in apnea e con un particolare esercizio subacqueo che abituava alla gestione dello stress in assenza d’aria. Da quei tempi, solo in qualche rara occasione avevo provato ad immergermi in apnea. Una volta alle Maldive, qualche altra volta nelle mie vacanze in barca a vela e con Giorgio per raggiungere la Madonnina di Zoagli.
Ora sono in acqua con Massimo, l’istruttore che mi seguirà. Respiro profondamente, cercando di utilizzare il diaframma. Inspiro ed espiro, lentamente, cercando di raggiungere un buon livello di rilassamento.
Poi l’apnea statica, la prima prova contro me stesso. Cerco di abbandonare il mio corpo nell’acqua, nel tentativo di ridurre al mio lo sforzo. Mi rilasso sentendo la musica che accompagna la lezione di acquaticità per bambini che si sta svolgendo a bordo vasca. Resisto, per un po’ mi perdo via, nei miei pensieri più astratti. Poi arriva la noia ed, inesorabile, la voglia di respirare. Resisto, provo a pensare ad altro. Il mio cervello è di nuovo in piena funzione, miriadi di pensieri mi tornano a ronzare per la testa. Resisto ancora, poi un leggero singulto e sollevo la testa. Respiro di nuovo. Sono passati appena due minuti e mezzo.
È ora di indossare le pinne e di provare a nuotare sott’acqua. La mia pinneggiata è da subacqueo, ex nuotatore imbastardito dalla pallanuoto. Insomma, non bella da vedere e, sicuramente, non efficace. Ma la distanza è decisamente alla mia portata.
Si inizia a scendere. Prima sul cavo. Prima tappa 6 metri e poi 9. Compenso bene, sono tranquillo, sia in discesa che in risalita.
È ora di aumentare la posta, in assetto costante. Il primo obiettivo è a 12 metri. Ci provo, mi sembrano molti. Il risultato è molto soddisfacente, risalgo tranquillo e composto.
Provo lo step successivo. Il cavo della boa assicurato sulla piattaforma dei 15 metri. Respiro e scendo con una buona capovolta. In un attimo sono sotto. Manca poco a toccare il fondo, ho già compensato alcune volte. La maschera preme sul mio volto ma non ho più aria in bocca per compensarla. Stringo i denti (e il viso…) e proseguo verso il mio obiettivo. Tocco il fondo e risalgo. Basta qualche metro per non sentire più il disagio della maschera che preme sul mio volto. Ora sono di nuovo rilassato e mi godo la risalita, con serenità.
Ci riprovo e questa volta cerco di compensare la maschera in anticipo. Il risultato non è ottimale ma sufficiente per non provare la sgradevole sensazione di prima. Ora potrei anche tentare di andare oltre ma preferisco rifare per la terza volta la stessa profondità. La corretta compensazione è un aspetto da non tralasciare e lo voglio affrontare con pazienza.
Si, perché ho deciso di iniziare ad allenare la mia apnea. Partendo dal migliorare la mia apnea statica e la mia pinneggiata subacquea. Per imparare a gestire al meglio la fame d’aria e per ottenere il massimo dalla propulsione delle pinne.
Poi arriverà il caldo e, forse, il tempo per il mio primo corso di apnea. Per imparare a “guardarmi dentro”.
Ma ora è il momento di rimettere la muta stagna, perché là fuori l’acqua è fredda ed io mi sono abituato in fretta al tepore di Y-40.