La storia della Madonnina del Mare di Zoagli nasce nell’estate del 1986 ma arriva al suo culmine dieci anni dopo. La mareggiata del 2018 la strappò dal basamento e la spostò in un luogo sconosciuto. Tre anni dopo è stata ritrovata.
Zoagli e la sua scogliera pedonale
Zoagli è un piccolo borgo, un gioiello incastonato tra Rapallo e Chiavari, nel mezzo del meraviglioso scenario che ci regala il Golfo del Tigullio.
Oggi è una località balneare apprezzata e ambita, celebre per quella scenografica scogliera pedonale. È costruita a ridosso del mare turchese ed invitante.
Dal piccolo centro cittadino si possono raggiungere, attraverso le caratteristiche crêuze, quelle case che si scorgono dal mare. Sono nascoste tra la macchia mediterranea ed i fiori delle Bougainville. Dalle finestre si può ammirare un paesaggio incantevole. È il tratto di mare che da Santa Margherita Ligure conduce a Portofino. La sua punta è dominata da un faro che illumina la via ai naviganti.
Gli zoagliesi ed il mare
Il legame che gli zoagliesi hanno costruito con il mare è una relazione vecchia e consolidata nel tempo. Zoagli ha avuto una lunghissima serie di “naviganti” che hanno affrontato i pericoli degli oceani.
I Porcella, i Chighizzola, i Merello ed i Canevaro un tempo erano grandi armatori e validi comandanti. Nell’Ottocento hanno battuto i mari del Sudamerica. Hanno doppiato il periglioso Capo Horn ed hanno raggiunto il Cile ed il Perù.
Ma la famiglia più celebre di questo drappello di armatori e comandanti fu quella dei Canevaro. I bastimenti del Conte Giuseppe Canevaro furono decisivi nel 1859. Quando trasportarono velocemente le truppe francesi verso i sanguinosi teatri degli scontri della Seconda Guerra di Indipendenza. Per queste benemerenze, ottenne dal suo amico Camillo Benso Conte di Cavour il titolo nobiliare di Conte di Zoagli. Il suo erede, l’Ammiraglio Felice Napoleone Canevaro, fu addirittura Ministro della Marina Militare del Regno d’Italia. Comandò la flotta unita che protesse Creta dall’invasione turca del 1896.
La storia della Madonnina del Mare di Zoagli
Fu proprio con lo scopo di ricordare i tanti cittadini zoagliesi che dal mare trassero la loro ragione di vita che nel 1985 iniziò questa storia. Quella della Madonnina del mare di Zoagli.
L’idea partì da un gruppo di amici che amavano trascorrere le loro estati lì. Ebbe immediatamente il supporto della cittadinanza locale. “Foresti” e autoctoni collaborarono per far realizzare una statua in bronzo. Raffigurava la Vergine da collocare sul fondo del mare, di fronte alla passeggiata a mare di levante.
Nell’estate del 1986, la scultrice Marianne Hastianatte realizzò una statua alta appena 80 centimetri. Il vero nome di questa artista era Maria Allaro ed era originaria di Catanzaro. Si era trasferita a Zoagli a metà degli anni ’70 e a Zoagli è vissuta sino alla sua morte. La statuetta, dopo una suggestiva cerimonia religiosa, culminata con la commovente benedizione dell’allora parroco, venne collocata sul fondo del mare dai sommozzatori. Lì sarebbe dovuta rimanere per proteggere tutta la gente di mare.
Il Comitato Madonnina del Mare
In realtà l’obiettivo iniziale dei promotori era quello di realizzare un’opera alta un metro e sessanta centimetri. Ma gli scarsi mezzi economici non lo avevano permesso.
Nel 1994, prese nuovamente slancio il progetto con la costituzione ufficiale del “Comitato Madonnina del Mare”. Il nobile fine era quello di realizzare una statua bronzea raffigurante la Vergine Maria. Con la posa nei fondali zoagliesi.
Il tenace impegno del Comitato e le munifiche donazioni di enti, fondazioni e società commerciali permisero la realizzazione dell’opera. Che fu prodotta da una fonderia di Pietrasanta.
E così, nell’agosto del 1996, il sogno dei promotori si realizzò in una splendida e luminosa serata estiva con la posa della “Madonnina del Mare”. Oltre 3000 persone presero parte, quel sabato, alla manifestazione nello specchio acqueo antistante Zoagli. Alle undici di sera, la splendida scultura, ideata dalla stessa artista che realizzò la prima opera e realizzata dalla fonderia di Massimo Del Chiaro e scese in acqua. Prima di essere posta nella sua nuova dimora, a nove metri di profondità, ottenne la benedizione da parte del Vescovo di Chiavari. Mentre la Marina Militare aveva inviato la fregata Granatiere la cui banda, insieme a quella dell’Accademia Navale di Livorno, nobilitò l’evento.
I concorsi fotografici.
Da quel giorno, il Golfo del Tigullio aveva un nuovo sito subacqueo religioso. Unitamente al ben più celebre Cristo degli Abissi, nella baia di San Fruttuoso. E furono proprio i tanti sommozzatori, che si immergono in queste acque cristalline, a far crescere il fascino di questo posto. Ricco di vita marina ed accessibile a chiunque.
Per molti anni venne anche organizzato un concorso fotografico subacqueo che nel tempo richiamò la partecipazione di fotografi quotati. I loro scatti sono raccolti in opera di Gianni Risso intitolata appunto “La Madonnina del Mare – Zoagli 1985-2010”.
La mia immersione
Con le bombole ci sono stato solo una volta, in un caldissimo pomeriggio di luglio di qualche anno fa. L’estate sembrava scoppiata all’improvviso e le temperature raggiusero velocemente quote prossime ai 40 gradi. Mi chiamarono per dare una mano nella gestione di una giornata di “team building”, organizzata da una prestigiosa società di Genova. Tra gli eventi era inclusa anche una prova subacquea. Faceva così caldo che, contrariamente alle mie abitudini da subacqueo freddoloso, indossai una muta umida. E mai come in quell’occasione provai piacere nel sentire l’acqua fresca che, pian piano, raffreddava il mio corpo reso bollente dalle alte temperature.
…e le mie apnee…
In tante altre occasioni ci andai invece a nuoto, dalla spiaggia di Zoagli.
Mi capitava sovente di andare a prendere il sole ai Bagni Silvano, con due amici. Uno è il mio compagno di immersioni mentre l’altro è un campione mondiale di apnea. Il primatista ci sfidava bonariamente a nuotare sino alla Madonnina per poi raggiungerla in apnea e riemergere. Per lui era un giochino, per me e per l’altro un’impresa.
La mareggiata del 2018
Il 29 ottobre del 2018 le coste liguri furono colpite dalla più violenta mareggiata dei nostri tempi. Già nei giorni precedenti, violenti fenomeni di pioggia torrenziale interessarono l’intero territorio ligure. Con notevoli accumuli d’acqua registrati nel breve termine e con presenza di frane, smottamenti e allagamenti in diversi comuni. Oltre agli intensi fenomeni piovaschi, una maggiore pericolosità e forti danneggiamenti si registrarono per le vigorose raffiche di vento che, in alcune rilevazioni nel levante ligure, furono anche superiori ai 120 chilometri orari. Le conseguenti mareggiate alimentate anche dalla forza del vento, di fatto interessarono l’intero tratto di costa ligure, specialmente nel savonese, nel genovese e, drammaticamente nel Tigullio.
Il dramma di Rapallo e di Santa margherita Ligure
Una forza, quella del mare, che si abbatté anche contro le infrastrutture portuali di Santa Margherita Ligure e di Rapallo, col cedimento delle rispettive dighe foranee. L’improvviso crollo di alcuni tratti dei muri di contenimento provocò una conseguente vulnerabilità dei porti stessi, ma anche del tratto di costa delle due città del Tigullio occidentale, con allagamenti e danni ai lungomari e alle attività commerciali. Verso Portofino, la furia del mare causò l’intero cedimento di un tratto di strada provinciale nei pressi della frazione di Paraggi e vistosi e seri danni alla struttura del Covo di Nordest, la nota discoteca del territorio. A Rapallo il cedimento della diga foranea provocò danni maggiori, con l’affondamento di imbarcazioni nella zona tra il porto pubblico e quello privato e, con la rottura dei vari ormeggi, la fuoriuscita dal porto “Carlo Riva” di centinaia di barche e yacht che, alla deriva e per il moto ondoso del mare, affondarono nel golfo rapallese o si “spiaggiarono” definitivamente in buona parte presso la massicciata del lungomare.
La scomparsa della Madonnina del Mare
A Zoagli ulteriori danni della mareggiata si registrarono con il crollo di alcuni tratti della meravigliosa scogliera pedonale che fu costruita a ridosso del mare, che quel giorno fu tutt’altro che placido e cristallino. Le onde strapparono la Madonnina di Zoagli dal suo basamento in cemento armato e la spostò, in un luogo sconosciuto a tutti. Nessuno sapeva dove fosse stata trasportata.
Il subacqueo milanese
Ma a Zoagli ha casa un subacqueo milanese, Alessandro Caccia. Passa qui ogni estate e, probabilmente, ogni giorno di ferie o di permesso lo sfrutta per immergersi in quelle che sono ormai diventate le “sue acque”. Lui, che è stato anche presidente del Goggler Club di Milano, il più longevo club subacqueo italiano, nel suo girovagare subacqueo si è imbattuto in un pezzettino metallico che sporgeva dal fondale sabbioso.
Forse l’esperto sommozzatore ha subito capito di essersi imbattuto nella famosa statuetta, oppure no. Però ha iniziato a sollevare la sabbia con la mano, lentamente per non creare un inutile muro di sospensione. E pian piano la Madonnina di Zoagli tornava alla luce offuscata del fondale sabbioso zoagliese. Alessandro ha memorizzato il percorso che lo aveva condotto sin lì, è tornato altre volte, ha preso i rilevamenti a terra, ha disegnato delle mappe ed ha segnalato il ritrovamento alle autorità competenti.
Tre anni dopo
Oggi, a tre anni esatti da quella sciagura, siamo qui, davanti alla scogliera pedonale di levante, ormai completamente ricostruita. C’è il sole, l’aria è frizzante e siamo a bordo della barca del Diving Center Massub di Lavagna. Al comando c’è un altro Alessandro, capelli lunghi, barba incolta ed occhi da vichingo. I suoi pori trasudano l’entusiasmo che contagia, la curiosità del bambino e la voglia di dimostrare al mondo intero che anche a soli trent’anni si possono fare le cose dei grandi. Lui si chiama Alessandro Boschi e, insieme a suo fratello Luca, da quest’anno gestisce il centro immersioni che troverete, proprio sul mare, nel porto di Lavagna.
La testimonianza del ritrovamento
Alessandro Caccia ha dato le sue mappe ad Alessandro Boschi che, esattamente tre anni dopo la violenta e terribile mareggiata, insieme ad un video operatore subacqueo ha ritrovato e filmato la preziosa statuetta in bronzo, semi nascosta nella sabbia. Le riprese sono di Gianni Miloro, per il mondo subacqueo Botak.
A programmare la giornata, sia dal punto di vista organizzativo che mediatico, ci ha pensato un vulcanico divulgatore subacqueo che assomiglia allo scienziato di “Ritorno al futuro”. Lui è Gianni Risso, giornalista pubblicista dal lontano 1972, ma soprattutto memoria storica della subacquea italiana. A Tele Genova conduce un programma totalmente dedicato al mare ed ai suoi abissi.
Il video del ritrovamento della Madonnina del Mare di Zoagli sarà parte integrante di una puntata del programma televisivo e speriamo che l’attenzione mediatica che si sta creando permetta alle autorità competenti il recupero ed il nuovo riposizionamento. Nella speranza che la Madonnina del Mare possa tornare al suo posto, a proteggere tutta la gente di mare.