Un fastidioso vento, proveniente da sud, sta rendendo leggermente mosso il mare antistante Isola delle Femmine. Sicuramente renderà difficili le operazioni del team di subacquei che oggi scenderà in acqua per cercare di recuperare una rete fantasma, incagliata su un grosso masso alla profondità di circa 50 metri.
L’operazione
È un’operazione organizzata da Marevivo, grazie alla segnalazione di Tony Scontrino del Diving Center Saracen di Isola delle Femmine. Nei giorni precedenti, la squadra si è immersa due volte per la ricognizione del sito e per iniziare a liberare la rete nella parte più profonda.
Siamo all’interno della zona “B” dell’area marina protetta di Capo Gallo-Isola delle Femmine, a poche centinaia di metri dall’isolotto che, con la sua torre saracena, domina questa affascinante baia.
Ci siamo immediatamente resi conto delle dimensioni di questa rete fantasma. Scendendo in profondità forma una alta colonna cilindrica che sale verso l’alto, in balia della corrente. Mentre mi allontano leggermente, mi sembra di essere al cospetto di un lungo sommergibile che dal fondo si erge verso la superficie.
La missione
Il sole è appena sorto quando ci ritroviamo al diving center d’appoggio per la preparazione delle attrezzature e per il briefing. Massimiliano Falleri, coordinatore di Marevivo divisione sub, ci illustra il suo programma e gli obiettivi della missione. Tony Scontrino, del Diving Center Saracen, pianifica le operazioni tecniche e la suddivisione delle squadre e dei compiti.
In tutto 10 subacquei opereranno a diverse quote, con l’intento di legare la rete a dei palloni di sollevamento.
Il primo team a scendere, composto da Tony Scontrino e Vincenzo Mazzola, ha il compito di legarla in più punti e, contestualmente, di assicurarla ai tre grossi palloni di sollevamento.
Il secondo team, composto da Roberto Bottini e Marco Colciago (per il mondo della subacquea Zar), coordinano le operazioni sul fondo con lo scopo di staccare definitivamente la rete fantasma dalla roccia. La assicurano a tre palloni di sollevamento, per aiutare il lavoro dei tre che Tony ha fissato più in alto.
Il team Marevivo nel frattempo è in acqua per monitorare lo svolgimento delle operazioni. La rete inizia a muoversi, lentamente, come un enorme capodoglio addormentato sul fondo. Il suo movimento provoca un suono strano, quasi sinistro. La limpidezza dell’acqua d’un tratto svanisce lasciando il posto al sedimento che la rete ha accumulato durante tutto questo tempo che è rimasta incagliata lì, in quel tratto di mare antistante Isola delle Femmine.
Giunge il momento per me di scendere in acqua, insieme a Martina Campagnolo. Faccio in tempo a vedere questa massa alzarsi definitivamente dal fondo e risalire lentamente in superficie. Mi rendo conto di aver sottostimato le sue reali dimensioni. Pur legata ed infagottata in più punti la rete continua minacciosamente a puntare verso il fondale. Il suo peso cerca di vincere la forza idrostatica dei palloni da sollevamento.
Il recupero
Il peschereccio d’appoggio inizia a trainarla lentamente e faticosamente verso la costa. Alcuni lembi, i più profondi, si impigliano nuovamente. Io e Martina dobbiamo scendere di quota per ridare forza ai palloni. I ragazzi del peschereccio decidono di cambiare strategia e di portare la rete a bordo tramite il verricello.
Quando riemergo una parte di questo improbo lavoro è stata fatta. Mi unisco per aiutarli. Dopo un’abbondante ora di lavoro finalmente la rete è a bordo. Si tratta sicuramente di una rete del tipo spadara e approssimativamente misura oltre 2000 metri.
Secondo i pescatori della zona quella spadara “fantasma”, una rete per la pesca abbandonata, si trovava sul fondale di Isola delle Femmine da almeno 15 anni.
Le reti da pesca abbandonate, grandi o piccole che esse siano, rappresentano uno dei maggiori pericoli per la fauna marina. Secondo uno studio della FAO la presenza di queste reti fantasma comporta annualmente la perdita di almeno il 5% della popolazione ittica, oltre alla cattura di plastiche e tessuti non biodegradabili. Insomma, crea enormi danni sia per l’ecosistema marino che per l’uomo.
Una volta recuperata a bordo, la rete è stata dipanata e controllata da tutto il team coinvolto. Grazie a questo controllo minuzioso siamo riusciti a rimettere in mare, e speriamo in sicurezza, una quantità incredibile di specie che purtroppo vi erano rimaste imprigionate. Abbiamo dato loro una seconda chance, speriamo migliore della prima opportunità che hanno avuto.
Siamo ancora in tempo per salvare il mare
Grazie alle tecniche di riciclo di ultima generazione, dalle reti da pesca recuperate sarà possibile ottenere fibre per confezionare capi di abbigliamento o per la produzione di reti sportive, tipo quelle dei campi da pallavolo o da tennis.
Gli uomini si immergono in mare da sempre. Si va alla ricerca dei suoi tesori da anni. Chiunque ami il mare non potrà e non dovrà mai trovarsi di fronte ud un muro. Un muro di reti.
Il mare!! Siamo ancora in tempo per salvarlo!!
Il team
Hanno partecipato al recupero della rete fantasma di Isola delle Femmine:
Roberto Bottini, Riccardo Cingillo, Andrea Di Vaira, Massimiliano Falleri, Stefano Sibona, Martina Campagnolo, Simone Villotti, Alberto Scontrino, Francesco Trapani, Chiara Scontrino, Vittorio Filippone, Filippo Fazzone, Marco Colciago, Andrea Agate, Vincenzo Mazzola, Enrico Ascani.
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