L’immersione sulla Haven è sempre un’emozione unica. La sua maestosità inizia ad apparire molto presto con un’impressionante visione d’insieme. Ponti, scale, ringhiere e grosse bitte. Il ponte di coperta immerso negli anthias ed il castello che appare come un enorme muraglione di un palazzo.
Il ricordo di un’immersione sulla Haven nel giorno del trentesimo anniversario del suo affondamento.
Il giorno prima
Un sabato pomeriggio di metà settembre. Il display del telefono si illumina mostrandomi una notifica sulla chat del gruppo “Team TXR &rEvo”. È Roberto Bottini che ci invita a fare un’immersione sulla Haven, il giorno successivo. Propone di attraversare tutto il ponte di coperta da poppa a prua, con l’utilizzo di scooter subacquei.
Sono sdraiato sul divano e sto guardando distrattamente un noioso programma alla tv. Il primo istinto è di non rispondere, per via della pigrizia e perché il mio rEvo è in Belgio per una revisione.
Piano piano, nella mia mente, riaffiorano ricordi ed immagini del relitto per eccellenza, il grande mostro addormentato in fondo al mare che, in passato, mi ha sempre regalato emozioni suggestive. Guardo fuori dalla finestra, bel tempo. Do uno sguardo al meteo, per l’indomani le previsioni sono buone: timido sole e soprattutto mare calmo.
Ripenso alla mia attrezzatura tecnica, alla piastra ed al sacco della linea XRMares, alla coppia di robusti e compatti erogatori XR DR25 che ho smesso di usare dal giorno in cui ho messo il rEvo sulle spalle. Sono custoditi ed inutilizzati da troppo tempo in una diving box nel magazzino di Rapallo. Faccio mente locale; in un paio d’ore dovrei riuscire a preparare, assemblare e a portare a caricare il bibombola da Style Diving, a San Michele di Pagana. Contemporaneamente posso anche ritirare lo scooter che dovrò noleggiare.
Ho deciso, vado anche io.
Porto di Arenzano: Techdive
Arrivo al porto di Arenzano domenica verso mezzogiorno. Scarico la mia attrezzatura in prossimità della zona di ricarica di Techdive, il diving center di riferimento per le immersioni sull’Haven. Incontro Andrea Bada, cacciatore di relitti torinese adottato dalla Liguria e vero e proprio deus ex machina del centro immersioni, che, come al solito, sta facendo miracoli al compressore per accontentare tutti. Alla spicciolata arrivano i miei compagni di immersione. Ci sono Roberto Bottini ed Andrea Di Vaira e con alcuni ragazzi della loro scuola. C’è Yme Carsana ed Alessio Fastelli, fresco di corso CCR.
Quale migliore occasione per festeggiare degnamente un nuovo subacqueo del team rEvo!
Compiliamo le schede di registrazione alla reception del diving center per ritrovarci in prossimità della banchina di attracco per un briefing organizzativo. Ci suddivideremo in piccoli gruppi. Quello che si immergerà in circuito chiuso pianifica un’immersione con profondità massima di 45 metri. Un secondo drappello, che scenderà in circuito aperto, manterrà la loro stessa batimetria, ovviamente seguendo un profilo diverso. Io, lo Zar e Camillo utilizzeremo un Trimix normossico e scenderemo sino al ponte di coperta. Pianifichiamo un tempo di fondo di 25 minuti. Tra risalita e soste decompressive rivedremo la superficie dopo un’ora.
Siamo pronti per la nostra immersione sulla Haven.
L’immersione
L’immersione sulla Haven è sempre un’emozione unica. Oggi la visibilità è buona e durante la discesa la sua maestosità inizia ad apparirmi molto presto con una impressionante visione di insieme, fatta di ponti, scale, grandi ringhiere e grosse bitte. Plano sul ponte di coperta, avvolto in una miriade di anthias, sfilando tra l’enorme fumaiolo che si erge verso la luce che filtra dalla superficie ed il maestoso cassero. Appena giunto sul ponte di coperta, alzo la testa seguendo l’istinto di guardare in controluce. Il castello, da questa prospettiva, mi appare come un enorme muraglione di un palazzo con tante piccole finestrelle. Dalla superficie filtra un fascio di luce che lo circonda. Rimango qualche secondo a contemplare questa meravigliosa scena. Sento il rumore delle mie bolle, non ero più abituato.
Sono all’altezza di un grosso argano, proteso verso l’esterno. Un paio di cernie nuotano indisturbate segnando il loro territorio. Inizio ad azionare il mio propulsore seguendo gli enormi tubi, che ricoprono il ponte ed erano utilizzati per lo stoccaggio del petrolio. Oltrepasso grossi bighi e gigantesche bitte ed arrivo verso il fondo, dove un tempo c’era la prua ed oggi ci sono solo lamiere spezzate che ci ricordano il disastro che fu. Anche le gigantesche tubature sono spaccate e piegate, penzolanti verso il basso in modo innaturale. Alcuni grossi dentici nuotano minacciosi alla ricerca di qualcosa da cacciare. Con lo scooter disegno un grosso cerchio verso il baratro per posizionarmi in senso contrario.
Mi alzo di quota per affrontare il tragitto di ritorno, lungo le scale e le balconate dei vari ponti del castello. Lo circumnavigo in senso antiorario a batimetrie diverse, risalendo pian piano di quota. Entro nella sala comando per rendere omaggio alla statuetta del Bambin Gesù di Praga. La attraverso, da sinistra verso destra.
Il trentennale: 14-04-1991 14-04-2021
Ora sono sul tetto del cassero e mi dirigo verso il fumaiolo. Attraverso la barriera di anthias inframezzata da qualche livrea argentea dei saraghi. Sotto di me ci sono le stesse immagini che il giorno precedente mi sono venute alla memoria e che mi hanno convinto a tornare qui, da questo maestoso gigante che trent’anni fa ad oggi, dopo un’agonia di settanta ore, affondò proprio qui al largo di Arenzano su questo fondale di circa 80 metri di profondità.
👌
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