L’immersione su uno dei relitti di aereo meglio conservati dell’intero Mar Mediterraneo, nella riviera di Ponente della Liguria, davanti a Santo Stefano al Mare, tra Sanremo ed Imperia. Ideale per i subacquei abilitati alle immersioni profonde e tecniche.
Una “cicogna” di sei tonnellate, in acciaio ed alluminio con la fusoliera ancora intatta e la mitragliatrice con i proiettili ancora in canna, giace a 47 metri di profondità, sulla sabbia, in assetto perfetto, pronto per essere perlustrato in immersione. È il relitto subacqueo del BR 20 Cicogna, un bombardiere medio bimotore, prodotto dalla FIAT Aviazione negli anni Trenta e rimasto in servizio fino alla fine della Seconda guerra mondiale.
Il termine BR significava Bombardiere Rosatelli, dal cognome dell’ingegnere che lo aveva progettato. Era lungo poco più di 16 metri, con un’apertura alare che sfiorava i 22 metri e poteva raggiungere una velocità massima di quasi 400 chilometri orari con un’autonomia di tremila chilometri.
Decollato qualche ora prima dal campo di Cascina Vaga, nel pavese, per essere inviato a bombardare la base navale di Tolone, in Francia, il BR 20 ed il suo equipaggio mai si sarebbero immaginati che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbero sorvolato il cielo di Santo Stefano al Mare.
Che non fosse la giornata ideale per alzarsi in volo gli equipaggi del quarantatreesimo stormo d’assalto lo intuirono subito, constatando le avverse condizioni atmosferiche. Ma l’ordine era perentorio!
I primi a decollare, in quella mattina del 13 giugno 1940, furono quindi i caccia poi sarebbero seguiti i bombardieri. I caccia italiani, dopo avere combattuto, erano dovuti rientrare. Il bombardiere MM21505, al comando del tenente Catalano, arrivato in ritardo sull’obiettivo e senza la protezione dei caccia ormai allontanatisi, venne centrato più volte, finendo fuori combattimento. Impossibilitato a rientrare per raggiungere la base, con un solo motore malfunzionante, l’intero equipaggio decise di tentare un ammaraggio di fortuna, una volta raggiunto lo specchio di mare antistante Santo Stefano al Mare.
Si inabissò quasi subito, trascinando con sé l’armiere Tommasi Ferrari, il marconista Salvatore Gaeta ed il tenente pilota Simone Catalano. Il secondo pilota, il Maresciallo Ottavio Aliani, ed il primo aviatore motorista Farris furono gli unici superstiti e furono raccolti dopo due ore di permanenza in acqua dai natanti della costa usciti per prestare soccorso.
L’immersione sul relitto del BR 20 di Santo Stefano al Mare è sempre stata nella mia personale lista dei desideri; sin da quando iniziai ad andare sott’acqua, con i miei compagni di immersione più esperti del Circolo Subacqueo Valmessa Sub che mi raccontavano di esserci stati. Pensavo alla difficoltà di scendere in profondità sino a cinquanta metri, a quanta esperienza avrei dovuto accumulare prima di provarci. Lo vedevo fotografato, appoggiato sulla sabbia, in bella mostra sul muro sopra la cassa di Bari Sub, il negozio di Torino presso il quale mi fornivo.
In questi anni non c’è mai stata l’occasione. Ma non ho mai smesso di pensare a lui. Nemmeno quando mi sono immerso per raccontare storie subacquee di altri relitti di aerei.
Finalmente giunge il momento! Fine agosto 2020, quattro giorni di immersioni dal mio amico Davide Mottola, titolare del centro immersioni Nautilus, a Marina degli Aregai.
Il sole splende nel cielo azzurro della Riviera di Ponente la mattina del 29 di agosto. Mi alzo presto, faccio colazione e inizio a preparare la mia attrezzatura fotografica. Salgo in auto ed in pochi minuti sono al diving center.
Il mare è calmo e ci regala relax e tranquillità nel tragitto verso il punto di immersione. Ultimati i controlli pre immersione del mio rEvo, entro in acqua pronto alla discesa subacquea.
La leggera corrente che spesso proviene da Levante consente all’acqua di mantenere una buona visibilità e ancora prima di giungere sul fondo il relitto si distingue perfettamente.
Strutturalmente è rimasto completamente integro anche se poco è rimasto del rivestimento originale fogli di alluminio e tela. Il primo punto di interesse su cui mi soffermo è il motore, in particolare osservo con attenzione l’elica a tre pale. Alle sue spalle si può ancora osservare la prima fila dei cilindri disposti a raggiera intorno all’asse dell’elica stessa. Attualmente danno ospitalità ad un paio di sgargianti scorfani. L’impatto con l’acqua ha distrutto la copertura della cabina di comando, accartocciandola. Sono perfettamente distinguibili sia i sedili dei piloti che le leve dei comandi. Meravigliose spugne gialle hanno incrostato la parte frontale sostituendosi alla originale copertura dell’aereo.
Ma l’intero relitto subacqueo del BR 20 è una fucina di spettacolari incontri per gli amanti della biologia marina. Alcune cernie curiose si rintanano sotto le lunghe ali mentre alcune aragoste fanno capolino dai vari pertugi tra le lamiere.
Proseguo la mia immersione sorvolando la fusoliera sino ad incrociare l’unica testimonianza ancora visibile dell’armamento di bordo: la mitragliatrice dorsale alloggiata in una torretta girevole, con la canna rivolta verso il cielo e nel vano sottostante la cartucciera. Conferiscono ancora un aspetto fiero e dignitoso a questo bolide che si è addormentato sul fondo del mare.
I miei compagni di immersioni risalgono. I fasci di luce delle torce subacquee ed i flash delle macchine fotografiche svaniscono. Rimango da solo qualche minuto, in compagnia di questo aereo, a 47 metri di profondità. Ripenso a tanti anni fa, al timore che provavo nel pensare di scendere quaggiù. Oggi qui sotto mi sento libero, felice di fluttuare nell’acqua. In silenzio, sospeso nel blu con il BR 20 di Santo Stefano al Mare di fronte a me.
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