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Quando il mio amico Giorgio Canepa mi ha raccontato la sua idea di progettare una settimana di immersioni per visitare alcuni dei più interessanti relitti che giacciono nei mari del sud della nostra penisola ho immediatamente deciso di parteciparvi.
L’opportunità di far parte di un team di subacquei professionisti con i quali condividere un’esperienza unica mi stimolava molto e man mano che ci si confrontava sulle mete da raggiungere e sui subacquei da coinvolgere ho iniziato a fantasticare e a pianificare nei dettagli questa meravigliosa settimana itinerante.
È nata così la prima edizione dell’XR Wreck Tour 2018, con l’obiettivo di radunare i migliori subacquei Extended Range SSI per promuovere e consolidare il movimento XR Mares all’interno della comunità subacquea.
Giorgio, Yme Carsana ed il sottoscritto siamo partiti da Pisa alla volta di Brindisi giovedì 31 maggio. Ad accoglierci in aeroporto, nonostante fosse ormai quasi mezzanotte, c’era Stefano Levanto, titolare di Scuba Diving Otranto nonché membro della nostra spedizione. Il suo contributo è stato preziosissimo sia perché ha organizzato alla perfezione la prima tappa, che si è svolta proprio ad Otranto presso il suo diving center, sia perché ha messo a disposizione dell’intero team il furgone sul quale abbiamo viaggiato in lungo ed in largo per le strade dell’Italia Meridionale.
La mattina successiva io e Giorgio abbiamo fatto un tuffo di riscaldamento a Punta Palascia durante il quale abbiamo testato e preparato i nostri rebreather rEvo.
Nel pomeriggio invece siamo andati prima alla stazione di Lecce ad accogliere Roberto Bottini ed Andrea di Vaira che arrivavano in treno da Milano e successivamente all’aeroporto di Brindisi dove abbiamo incontrato Florent Locatelli.
Il team che avrebbe partecipato alla prima tappa del tour era dunque al completo.
La mattina di sabato 2 giugno l’XR Wreck Tour 2018 è ufficialmente iniziato con l’immersione sul relitto dell’Hadonis, una nave mercantile a vapore, lunga quasi 100 metri battente bandiera honduregna.
Nel febbraio del 1960 era appena partita con il suo carico verso la Grecia quando a causa dello scoppio di una caldaia lanciò il mayday. Dal porto di Brindisi partì il rimorchiatore Ardimentoso che la ritrovò ormai semi affondata. Nonostante il tentativo di rimorchiarla l’Hadonis finì la sua agonia inabissandosi su un fondale sabbioso, ad una profondità di 72 metri, a non più di un paio di miglia di distanza dal porto di Otranto, sulla sponda adriatica del Salento. È in perfetto assetto di navigazione.
Il Canale di Otranto è spesso battuto da insidiose correnti e non appena siamo entrati in acqua ce ne accorgiamo. La discesa è molto impegnativa e richiede una rigida pianificazione e soprattutto un contatto molto stretto con la cima di riferimento e con il compagno di immersione.
La visibilità è purtroppo poca e la sagoma della nave inizia ad intravedersi poco prima dell’impatto con il cassero di poppa, ad una profondità di circa 55 metri. Ci dirigiamo sul ponte di coperta di prua e successivamente dentro una stiva alla ricerca di qualche residuo del carico. Il tempo passa inesorabile, ritorniamo verso poppa visitando la fiancata di sinistra dove raggiungiamola massima profondità. La murata è integra ed è popolata da enormi stelle marine. Riprendiamo quota sulla battagliola del ponte di coperta per poi tornare sul punto di partenza dove ritroviamo la cima di riferimento pedaniata nei pressi dello squarcio prodotto dall’esplosione della caldaia che ha causato l’affondamento.
Il tempo di fondo pianificato si è esaurito, io e Stefano, con cui farò coppia per gran parte delle prossime immersioni, iniziamo la lunga risalita che ci porterà alle tappe decompressive. Ci attenderanno minuti interminabili da trascorrere agganciati alla cima che strattonerà violentemente a causa della corrente.
👌
Stay tuned