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Giornalista, scrittrice, fotografa, documentarista. Una vita dedicata al mare, alla ricerca, alla divulgazione e soprattutto alla sua difesa. Con una promessa, la promessa al mare.
Una voce fresca, che ha il potere di coinvolgerti subito, mi snocciola, come un fiume in piena, un numero incredibile di esperienze e di avventure. Dall’altro capo del telefono cerco di prendere appunti, più veloce che posso. Mentre la mano inizia a farmi male incomincio a pensare a quante cose belle ha da raccontare questa ragazza che si autodefinisce una giornalista curiosa che si è documentata.
Sono al telefono con Eleonora de Sabata, giornalista, fotografa, scrittrice e blogger. Da trent’anni unisce approfondimento e divulgazione per raccontare il mare in tutte le sue forme. La curiosità l’ha portata a scrivere e documentare e ad essere soprattutto una ricercatrice.
“Mi piace ascoltare i racconti, cerco di approfondirli per poterli raccontare a mia volta agli altri. Ho capito come si fa a parlare alle persone e a renderle più consapevoli e a far loro conoscere gli impatti. Ogni volta che vado in acqua imparo cose nuove per il piacere della scoperta, della salvaguardia e della divulgazione. Mi dispiacerebbe non poterle raccontare perché nel mare ci sono molte cose belle da far conoscere”
Eleonora inizia il suo rapporto con le profondità del mare nel giugno 1987, la sua prima immersione la fa nella penisola sorrentina. È una passione che nasce per amore, non nei confronti degli abissi, ma di colui che le ha insegnato l’attività subacquea e di colui insieme al quale è diventata una giornalista professionista specializzata in materia. Perché Eleonora è diventata giornalista attraverso la subacquea e la nautica.
Ha scritto, sino ad oggi, più di 1000 tra articoli, inchieste e reportages collaborando con Financial Times, National Geographic, Repubblica, Panorama e Sole 24 ore. Le grandi testate italiane della stampa specializzata si sono contesi i suoi meravigliosi racconti dai luoghi più belli del pianeta.
Ha curato rubriche su Nautica, Pesca in Mare (FishEye), Mondo Sommerso e Il Subacqueo.
Le sue fotografie sono state pubblicate da National Geographic Magazine, in copertina su Nautica, su libri di natura e viaggi e sono esposte in mostre permanenti nel Museo di Zoologia di Roma, al Monterey Bay Aquarium e nella mostra temporanea Obiettivo Terra al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite.
È stata spesso intervistata da Geo&Geo, Linea Blu, dalla BBC e da Discovery Channel.
In Sardegna, a Porto Rotondo, ha introdotto il bio briefing con il quale ha insegnato a molti subacquei ad incuriosirsi della vita marina e ha dato spunti a parecchie guide subacquee. Sull’onda di questa esperienza ha scritto “Cosa fanno tutto il giorno i pesci sott’acqua?” e “Cosa fanno gli squali tutto il giorno in mare?” entrambi editi da De Agostini ed inseriti nella collana “Tutto il giorno”.
Nel 2007 ha scritto “Una vita da Balene”, che lei stessa definisce una storia di fantasia, ma non troppo, sulla vita delle Balenottere del Mediterraneo”.
Una delle sue maggiori intuizioni è stata quella di non considerare ricerca e divulgazione come delle attività mono direzionali, del tipo dal giornalista al pubblico lettore. Eleonora è riuscita a costruire un ponte tra il mondo della ricerca e gli appassionati di mare con il progetto di citizen science Osservatorio Mediterraneo che, dal 1996 ad oggi, è riuscito a raccogliere più di 2000 segnalazioni di specie insolite o rare. Questa bellissima iniziativa ha portato a scoprire tre nuove specie di molluschi.
“Di queste, due mi sono state dedicate” mi confida con un briciolo di orgoglio. La prima si chiama Jujubinus eleonorae mentre il secondo Alvania desabatae.
Grazie al fatto che i cittadini, in questo caso sarebbe meglio dire i subacquei, si trasformino in sentinelle della natura ed in particolare del mare contribuendo alla crescita delle conoscenze scientifiche, Eleonora ha potuto realizzare stupefacenti progetti, curati tramite l’associazione MedSharks di cui è presidente, aventi gli squali del Mediterraneo come attori protagonisti.
Nel 2005 è partita l’Operazione Squalo Elefante, dedicata ad uno dei più grandi animali marini italiani del quale purtroppo si hanno pochissime informazioni.
Dal 2012 si occupa del gattuccio maggiore, o gattopardo con il Progetto Stellaris.
“Se sei un subacqueo e hai visto un uovo di gattuccio in immersione, compila questa scheda: aiuterai così a salvaguardare una specie quasi a rischio di estinzione”.
Grazie a questo invito pubblico è riuscita a tracciare una mappa delle zone di riproduzione di questa specie per poi concentrarsi sulla più importante di queste: il Banco di Santa Croce. In questo paradiso sommerso ha studiato gli squaletti durante il loro sviluppo embrionale marcando le uova con i cartellini e battezzando i futuri animali con i nomi più esilaranti. Tramite la foto-identificazione ha anche iniziato un progetto di censimento degli adulti.
In Turchia, in una piccola baia segreta, in primavera si radunano decine di squali grigi, prevalentemente femmine pronte al parto.
Lo squalo grigio supera i due metri di lunghezza, vive in gruppi separati per sesso, inizia a riprodursi attorno ai 13-14 anni ed è un animale molto longevo perché può superare i trent’anni di età. È uno squalo migratore e pur non avendo molti predatori naturali, nel Mediterraneo, è a rischio estinzione.
Qui Eleonora, insieme ad altre due formidabili donne, Simona Clò e Luigina Aggio, ha filmato la nascita di un piccolo squalo. Si sono immerse per più di venti giorni nuotando a tu per tu con gli squali e dopo giorni di appostamenti, dandosi il cambio sott’acqua per coprire l’intera giornata degli squali, è arrivato il regalo più atteso che il mare possa offrire a chi lo ama. Un piccolo fagottino che esce dallo squalo genitore, un cucciolo formato, di 20 centimetri, identico nella forma alla sua mamma.
È un’esperienza di valore inestimabile perché sino ad oggi esiste solo un altro video che testimonia un parto di squali. È accaduto a Bimini, la specie era diversa ma soprattutto è avvenuto in un centro di ricerca e di controllo.
Una attenta documentatrice non può non interessarsi ad un altro grande tema per la tutela dell’ambiente marino: la plastica.
L’attenzione nei confronti della plastica in mare nasce grazie ad una ricerca condotta insieme all’Università di Siena che ha messo sotto osservazione gli squali elefante per comprendere se ci possa essere il rischio che la plastica possa essere un problema per questa specie.
Grazie al suo progetto europeo Clean Sea Life, di cui MedSharks è partner, vengono coinvolti i diportisti, i pescatori, i subacquei ed in genere tutti gli amanti del mare in una massiccia campagna di sensibilizzazione per affrontare, con azioni concrete, il problema della plastica in mare.
Nell’ambito di questo progetto è stato realizzato anche un interessante rapporto sulle microplastiche contenute nei cosmetici in vendita in Italia. Il Mediterraneo purtroppo è uno dei mari con la più alta concentrazione di microplastica. Grazie alle ridotte dimensioni sono facilmente ingeribili anche dagli organismi marini più piccoli con il grosso rischio di accumularsi nella catena alimentare.
Eleonora ci tiene a precisare che non vuole assolutamente passare per un’ambientalista talebana.
“Sono vestita di plastica ed inquino. Ma ci sono cose che possiamo fare nella nostra vita normale e che possono dare un grosso contributo”.
L’obiettivo è di evidenziare le forme inconsapevoli di inquinamento, sensibilizzare sul problema e rendere visibile l’impatto sull’ambiente.
Per portare avanti questa missione sta organizzando eventi in giro per l’Italia, coinvolgendo i diving center e le agenzie didattiche in giornate di pulizia del mare, conferenze, mostre ed interviste.
“È fondamentale ripensare il nostro rapporto con la plastica, materiale straordinariamente utile ma eterno: usiamolo quando serve davvero, limitiamo l’utilizzo dell’usa e getta e ricicliamo di più e meglio. Basta davvero così poco!”
“Nel Mediterraneo la quantità di rifiuti galleggianti è fra le più elevate al mondo, simili a quelle delle famigerate “isole di plastica” del Pacifico. È un mare densamente popolato e praticamente chiuso: ogni oggetto che finisce in mare, qui rimane. Se non vogliamo che il mare dei nostri figli e nipoti sia pieno di coriandoli di plastica, dobbiamo raccogliere flaconi, bottigliette, scatole e boccette. Che sia una grande pulizia con decine di volontari, o solo due bottiglie recuperate durante una passeggiata in spiaggia, tutto conta, tutto aiuta!”
Ascolto le sue parole e mentalmente visualizzo tutti quei gesti quotidiani che compio automaticamente. Penso ai mozziconi di sigarette sparsi sul bagnasciuga, penso ai cotton fioc, alle cannucce e a quante bottigliette d’acqua da mezzo litro in plastica schiaccio giornalmente e getto nel cestino dei rifiuti in ufficio.
Forse è giunto il momento di fare la mia promessa al mare. Una promessa che si poggia su tre semplice regole: non gettare nulla nell’ambiente, raccogliere sempre qualcosa dalla spiaggia o dal mare e utilizzare meno plastica usa e getta.
La possiamo fare tutti…
👌